Contra un sermone di Paolo Ricca

Mi è capitato di leggere un sermone del peraltro stimabilissimo Paolo Ricca per la Pasqua 2020, in cui era scritto:

"Questo racconto di Pasqua con una donna sola protagonista sfata almeno tre tabù sociali del tempo. Il primo l’ho già accennato: una donna sola non sta bene, deve sempre essere accompagnata da altre donne o, meglio ancora, da un uomo. Non è vero, ci dice Giovanni, una donna sola va benissimo; qui diventa la donna più importante di tutta la Bibbia, insieme all’altra Maria, quella di Nazareth, che è anche lei in un certo senso una donna sola, ed è fondamentale per la nascita di Gesù, mentre questa è fondamentale per l’annuncio della risurrezione di Gesù. Due donne sole, due donne fondamentali. Secondo tabù, che era una legge del tempo: la testimonianza di una donna non era considerata valida in un processo davanti a un tribunale: Giovanni abbatte questo tabù affidando proprio a una donna la testimonianza più importante di tutta la storia umana: l’annuncio della vittoria sulla morte. Terzo tabù: si era stabilito che non bastasse un testimone per accreditare una notizia, ce ne volevano almeno due. Giovanni abbatte questo tabù, presentando Maria come unica testimone del fatto centrale della rivelazione di Dio, testimone solitaria in mezzo all’incredulità generale dell’opera più grande, più bella, più luminosa che Dio abbia mai compiuto sulla Terra."

Il problema è questo: nessuno ha mai preteso che la testimonianza di chi ha incontrato il "Risorto" rispettasse gli standard del diritto processuale ebraico, che effettivamente esige che i testimoni siano ebrei, maschi, rispettino diverse altre condizioni, e siano almeno in due.

A riferire credibilmente un evento fuori da un processo basta una persona sola, indipendentemente dal genere - se così non fosse, quando Mosè ed Aronne parlarono agli israeliti per convincerli ad uscire dall'Egitto (Esodo 4:27-31), gli israeliti avrebbero risposto: "Mosè, quando hai visto il roveto ardente e gli hai parlato eri solo (Esodo 3:1-4:17) - tant'è vero che tu hai dovuto riferire ad Aronne quello che ti è stato detto (Esodo 4:28); Aronne ha visto ed udito il Signore anche lui, ma anche lui in quel momento era solo (Esodo 4:27). Non vi possiamo credere. I segni che ci hai mostrato sono prodigi e non parole (cfr. bBava Metzia 59b - vedi anche Matteo 12:38-42), e perciò non hanno valore - senza contare che trasformare i bastoni in serpi e viceversa lo sanno fare anche i maghi del Faraone (Esodo 7:9-12), così come il mutare l'acqua in sangue (Esodo 7:19-22)" - e dopo questa risposta incredula l'Esodo dall'Egitto non ci sarebbe stato.

Esempio più moderno: immaginiamo che io e mia moglie siamo a New York City, oppure in Israele; io mi sento male, e mia moglie chiama la "Chevra Hatzalah = Società del Soccorso" (a New York City) oppure la "Yichud Hatzalah = Unione del Soccorso" (in Israele), due organizzazioni di volontari del soccorso che sono soprattutto ebrei ortodossi - pensate forse che i centralinisti dicano a mia moglie: "Signora, lei è la sola testimone del malore, è una donna, non è ebrea - quindi non crediamo a quello che dice e non interveniamo"?

Certamente no - sarebbe oltretutto un'inescusabile violazione del principio del "piquach nefesh = salvaguardia della vita umana"; si manderà invece un'automedica (in Israele si usano anche delle motociclette per dribblare il traffico) per accertarsi delle mie condizioni, e se del caso mi si porterà in ospedale con un'ambulanza.

Paolo Ricca ha usato quello che io chiamo l'"imperfetto convenzionale" parlando degli ebrei, senza tener conto che la norma processuale che lui è convinto sia stata applicata contro la testimonianza di Maria di Magdala è tuttora vigente nel diritto ebraico - e ad applicarla come l'ha capita lui si fanno cose assurde e disumane.

Oltretutto, Paolo Ricca inizia il sermone così:

"Oggi credo che dobbiamo tutti ringraziare l’autore di questo straordinario, splendido Evangelo, chiunque egli sia – l’apostolo Giovanni o un altro sconosciuto seguace di Gesù – per il coraggio che ha avuto di scrivere un racconto di Pasqua completamente diverso dagli altri tre – di gran lunga il più bello, il più profondo, il più originale di tutti."

Quindi il racconto del Vangelo secondo Giovanni dell'incontro tra il "Risorto" e Maria di Magdala (o "Maddalena") è abbastanza indipendente da quello dei Sinottici; orbene, se vi leggete Giovanni 20, scoprite che l'evangelista si guarda bene dal dire che Maria di Magdala non fu creduta (Giovanni 20:18): dice solo che ella riferì loro quello che le era accaduto, perché questo le aveva chiesto il "Risorto" (Giovanni 20:17).

Che Maria di Magdala non fosse stata creduta (Marco 16:9-11) lo dice Marco 16 - che si premura inoltre di avvertire che il "Risorto" apparve a due discepoli che camminavano verso i campi - e nemmeno loro furono creduti (Marco 16:12-13). Se erano due uomini ebrei (mi pare la cosa più probabile), questo mostra che il problema non era né il genere né il numero né l'appartenenza etnico-religiosa dei testimoni.

Inoltre, se gli undici apostoli superstiti non avessero creduto a Maria di Magdala perché così imponeva la Legge, non avrebbe avuto senso per il "Risorto" rimproverarli della loro incredulità e durezza di cuore (Marco 16:14), perché avrebbero semplicemente compiuto il loro dovere (Matteo 5:17-20).

Luca 24 dice che Maria di Magdala e diverse altre donne incontrarono degli "angeli" che annunziarono loro la "Risurrezione", ma Luca 24:11 dice che costoro non furono credute perché le loro parole apparvero agli astanti "lêros = vaniloquio, insensatezza".

Se il genere dei testimoni fosse stato l'impedimento principale, se non esclusivo, all'essere credibili, non ci sarebbe stato bisogno di precisare che la loro testimonianza parve "lêros".

Matteo 28 dice che "Maria Maddalena e l'altra Maria" videro prima un "angelo" e poi il "Risorto" (Matteo 28:1-10), e che quest'ultimo disse ad ambo le donne: "Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea; là mi vedranno" (Matteo 28:10); inoltre, sempre Matteo 28 afferma che i capi dei sacerdoti e gli anziani corruppero le guardie di Pilato perché testimoniassero il falso sulla "Risurrezione" (Matteo 28:11-15).

Orbene, non credo che il "Risorto" avrebbe mai chiesto di annunciare una notizia a cui fosse vietato prestar fede perché riferita da una (Giovanni 20:17) o due donne (Matteo 28:10) - sarebbe stato un "Comma 22" ante litteram! Inoltre, le guardie di Pilato con ogni probabilità non erano ebree, quindi la loro testimonianza in un tribunale ebraico (per la stessa norma parzialmente richiamata da Paolo Ricca) valeva come quella delle donne: zero!

Eppure i capi dei sacerdoti e degli anziani decidono di pagare profumatamente codeste guardie non ebree perché smentiscano la testimonianza di due donne - se Paolo Ricca avesse ragione, avrebbero sperperato i loro soldi (tanti, secondo Matteo 28:12) per opporre uno zero ad un altro zero.

Non temevano i corruttori un tribunale ebraico (in cui nessuna di queste testimonianze, né delle donne, né delle guardie, sarebbe stata ammessa), ma il "tribunale dell'opinione pubblica", a cui non è vietato né dalla legge né dal costume informarsi da donne e gentili, anche da uno solo di loro.

Raffaele Yona Ladu
Ebre* umanista gendervague
Soci* di Autistic Self Advocacy Network

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