Le radici naziste dei Fratelli Musulmani

di Tony Duehaume, pubblicato su AlArabiya News

(Traduzione di: ANALYSIS: The Nazi roots of Muslim Brotherhood)

Mi permetto di tradurre parzialmente in italiano l’articolo citato, pubblicato su un sito di notizie controllato dal governo saudita (!) nel lontano 2018. Questo spiega molto chiaramente perché Israele accusa pubblicamente Hamas di essere un movimento neonazista, e perché il massacro del 7 Ottobre 2023 va considerato non un’operazione militare, ma un pogrom antisemita che fa parte di una strategia genocida.

(…) Fin dalla fondazione nell’Egitto nordorientale nel 1928 ad opera di Hassan al-Banna, i tentacoli dei Fratelli Musulmani (FM) si sono estesi e col tempo, mentre aumentava la sua popolarità, questo cosiddetto movimento politico, sociale e rivoluzionario ha ampliato la sua portata all’Europa ed al Nordamerica.

Nato il 14 ottobre 1904 ad Al Mahmoudeya, una cittadina rurale sul delta del Nilo, nel governatorato di Al-Behaira, a nordovest del Cairo, Hassan al-Banna era il figlio di un imam locale, che scrisse libri sulle tradizioni musulmane ed insegnava nella madrasa locale, in cui Hassan avrebbe poi ricevuto i primi rudimenti dell’islam.

Proprio come Hamas, al-Qaeda, la Jihad Islamica e l’ ISIS, i Fratelli Musulmani basano gran parte della loro ideologia sugli insegnamenti di diversi educatori e filosofi che furono influenzati da Adolf Hitler.

Tanta era la devozione ed ammirazione di al-Banna verso il capo nazista, che egli fece tradurre in arabo l’autobiografia e antologia politica di Hitler, Mein Kampf (La mia battaglia), con il titolo La mia Jihad.

Al-Banna era tanto ossessionato dai nazisti da avere anche delle copie del loro giornale antisemita Der Sturmer, un tabloid pubblicato dal famigerato antisemita Julius Streicher, adattato al mondo arabo, con le sue spregevoli vignette antisemite.

Finché fu a capo dei Fratelli Musulmani, al-Banna fece sua la posizione di Hitler di eliminare tutti coloro che ostacolavano l’avanzata del suo partito, in quanto riteneva che eliminando tutti gli oppositori liberali, e coloro che volevano riforme e cambiamenti, sarebbe stato più facile unificare la società araba.

Insieme con gli ideali nazisti che al-Banna aveva inserito nei Fratelli Musulmani venne un intenso odio degli ebrei, ed un piano per sradicare tutti gli ebrei dal Medio Oriente.

Un altro membro eminente dei Fratelli Musulmani, che guidò la sua sezione in Palestina, fu Haj Amin al-Husseini. Nato nella Gerusalemme ottomana nel 1893, Haj Amin al-Husseini si è fatto conoscere da molti come il padre del terrorismo arabo.

Attraverso la sua guida dei Fratelli Musulmani palestinesi, le sue famigerate azioni hanno contribuito a creare uno dei più orrendi gruppi terroristici della storia, il quale mischiava credenze islamiche con tutte le abbiette ideologie create dai nazisti, germinando molti gruppi dediti alla medesima causa.

Avendo vissuto in Palestina all’inizio della Prima Guerra Mondiale, al-Husseini aveva giurato fedeltà all’Impero Ottomane, ed era divenuto un ufficiale dell’esercito turco ottomano.

Si trovò in quel periodo assegnato alla 47^ Brigata, di stanza nella città di Smirne, e mentre era di servizio lì egli divenne un volenteroso partecipante al genocidio armeno, durante il quale un milione e mezzo di cristiani fu, pare, massacrato dai soldati turchi.

Quest’evento contorse il modo di pensare di al-Husseini, facendone uno dei principali propugnatori della creazione di un califfato islamico, che fu abbracciata da tutti i suoi seguaci, che la ritenevano possibile solo attraverso l’annichilimento di tutti gli ebrei ed i cristiani viventi in Medio Oriente.

L’ascesa dell’ala palestinese dei Fratelli Musulmani avvenne all’epoca della promulgazione della Dichiarazione Balfour da parte del governo britannico, dichiarazione che una volta implementata portò alla fondazione d’Israele.

Fu il 3 gennaio 1919 che il leader sionista Chaim Weizmann e l’emiro Feisal, figlio del re dell’Hejaz, si accordarono sull’implementazione della Dichiarazione Balfour, che si era concretizzata con l’impegno del governo britannico nel novembre 1917 a realizzare “la fondazione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico”, con l’ulteriore condizione che “nulla si farà che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche esistenti in Palestina”.

Nel 1920 avvennero dei violenti tumulti tra ebrei ed arabi in risposta alla firma dell’accordo, ed al-Husseini, organizzando l’opposizione all’accordo, divenne una figura chiave nella campagna nazionalista per destabilizzare il governo mandatario della Palestina.

Al termine dei tumulti, al-Husseini fu accusato di averli incitati per il suo ruolo nella rivolta di quattro giorni, che aveva lasciato 47 ebrei morti ed altre decine feriti; per quest’accusa egli ricevette una condanna in contumacia a dieci anni, e per non finire in prigione egli si rifugiò in Siria.

Poi, nel luglio 1922, senza consultarsi con la popolazione palestinese, la Società delle Nazioni approvò il mandato britannico in Palestina, il cui obbiettivo era garantire la fondazione della patria nazionale ebraica, come espressa nella Dichiarazione Balfour.

Fu nel 1922, l’anno dopo la morte del fratellastro di Haj Amin al-Husseini’s chiamato Kamel, che era il Muftì di Gerusalemme, che le autorità britanniche, che volevano disperatamente ristabilire l’ordine, istituirono il nuovo titolo di Gran Muftì di Gerusalemme e ne insignirono Amin, sperando che il suo nuovo ruolo avrebbe smorzato le sue tendenze violente.

Nel periodo in cui al-Husseini fu presidente del Consiglio Supremo Islamico egli aveva il potere di nominare o destituire i giudici e gli altri ufficiali legati al tribunale religioso islamico, e finché rimase in carica (…) egli impose una rigida forma di islam in Palestina, che egli fece rispettare col pugno di ferro.

Durante la presidenza di al-Husseini, ci furono molte rivolte in Palestina, che provocarono dozzine di morti, causate dai suoi complici che diffondevano false notizie sull’attività degli ebrei, per istigare gli arabi alla rivolta.

Ma fu in conseguenza dei tumulti del 1936, che divennero noti come ‘la rivolta araba’, quando al-Husseini reclutò delle milizie armate per attaccare gli ebrei, che le cose sfuggirono di mano. Con gli ebrei che si erano finalmente organizzati, non fu possibile sopprimere i tumulti, ed i britannici dovettero ricorrere alla forza militare.

Alla fine del 1937 al-Husseini fu privato della carica per il suo ruolo nei tumulti, e, temendo l’arresto, si esiliò in Libano. Poi, dopo essersi trasferito in Iraq, che all’epoca era controllato da un regime amico delle Potenze dell’Asse, si trasferì in Germania, dove egli aiutò i nazisti nella propaganda antiebraica, e nel reclutamento dei musulmani per una speciale divisione di SS, in cui la maggior parte degli effettivi veniva dalla Bosnia.

Tanto intenso era l’odio per gli ebrei di al-Husseni, e per giunta il programma della ‘Soluzione Finale’ hitleriana stava cominciando in coincidenza con il suo arrivo, che molti osservatori credono che egli abbia partecipato attivamente all’Olocausto, e questa teoria è stata corroborata dalla testimonianza del vice di Adolf Eichmann, Dieter Wisliceny, quando fu processato a Norimberga, quando insisté che al-Husseini fu uno dei principali iniziatori.

È stato anche dimostrato che, mentre collaborava con i nazisti, il Muftì di Gerusalemme fu finanziato con denaro confiscato dagli ebrei detenuti destinati ai campi di concentramento, e che i nazisti pagarono inoltre le sue milizie armate.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, i Fratelli Musulmani, sia dell’Egitto che della Palestina sostennero fortemente i nazisti, un’associazione che continuò fino alla caduta del Terzo Reich. In questi anni di sostegno i capi dei Fratelli Musulmani organizzarono delle dimostrazioni di massa in cui si faceva uso di estrema violenza contro la comunità ebraica.

Marciavano per le strade strillando slogan come “Abbasso gli ebrei”, e fu in quell’epoca che fu coniato lo slogan “Fuori gli ebrei dall’Egitto e dalla Palestina”, ed un altro famigerato proclama: “Il Corano è la nostra costituzione, la jihad è la nostra via, il martirio il nostro desiderio”.

Va ricordato inoltre che Hamas fu creata nel dicembre 1987 come il braccio armato dei Fratelli Musulmani in Palestina, il suo capo Sceicco Ahmad Yassin era entrato nei Fratelli Musulmani negli anni ’60, e poiché lui ammirava grandemente Hassan al-Banna ed altri FM, lo statuto di Hamas rispecchia quello del suo partito fondatore.

Pertanto, poiché anche al-Qaeda, la Jihad Islamica e l’ISIS sono usciti dalla stalla dei Fratelli Musulmani, ci dobbiamo chiedere quali futuri mostri essa germinerà.

Tradotto da

Raffaele Yona Ladu

Ebre@ umanista gendervague

Soci@ di Autistic Self-Advocacy Network

 


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