Risposta a Rosario Gullotto su Io Sono Minoranza



Devo replicare all’articolo da un punto di vista teologico.

Innanzitutto, la frase “L’omosessualità è considerata nel panorama medico-scientifico come: [citazione da Wikipedia] Eppure la religione pare disconoscere questa definizione, che potremmo definire naturale rientrando nei poli sessuali a cui istintivamente un individuo è portato ad aderire” ha un colossale errore: non esiste una sola religione, e nemmeno una religione per eccellenza.

Il mondo e l’Italia hanno un numero incalcolabile di religioni, ed attribuire alla “religione” in genere quello che è proprio della religione cristiana cattolica apostolica romana (e magari non è nemmeno condiviso da tutti coloro che in essa si identificano - certamente non le teologhe cattoliche del Coordinamento Teologhe Italiane, di cui anch'io faccio parte) è non solo errato, ma è un’operazione culturale che svolgeva la chiesa cattolica prima del Concilio Vaticano II (ed in particolare dell’enciclica “Nostra Aetate” del 1965), quando affermava che le religioni non cattoliche non avevano alcun valore per entrare in rapporto con il divino, e che l’unico rapporto possibile della chiesa con esse fosse la missione evangelizzatrice.

Io sono ebreo umanista per scelta, ma curiosamente studio presso la Facoltà Valdese di Teologia a Roma; il mio corso, Scienze Bibliche e Teologiche, non ha l’obbiettivo di formare ministri della chiesa valdese, ma persone bene informate, ed accettano chiunque abbia un diploma di stato. I prof. sanno che sono ebreo, e gli va benissimo – vuol dire che agli esami porto un punto di vista alternativo, ma io non voglio convertire loro, loro non vogliono convertire me, e semplicemente accertano che io conosca bene le raffinatezze della teologia cristiana riformata, le differenze con le altre teologie cristiane, e con la legge religiosa ebraica (che anche loro studiano con attenzione).

Mia moglie è valdese per scelta, non ha queste ambizioni intellettuali, ma si impegna molto nell’assistenza ai poveri (di ogni nazione), e si è avvicinata alla chiesa valdese proprio perché LGBTQIA+-friendly: lei è bisessuale, per nove anni ha allevato le figlie avute dal primo marito con una donna, lo dice a tutti, e la chiesa valdese l’ha accolta senza fare una piega.

A questo punto faccio un’esegesi non cattolica sia della storia di Sodoma e Gomorra, sia dei brani del Levitico citati.

Leggiamoci Ezechiele 16:49 – tutte le versioni bibliche che uso sono della “Nuova Riveduta”, che è attualmente la versione di riferimento della chiesa valdese (sta per essere sostituita da una nuova versione): “Ecco, questa fu l'iniquità di Sodoma, tua sorella: lei e le sue figlie vivevano nell'orgoglio, nell'abbondanza del pane, e nell'ozio indolente; ma non sostenevano la mano dell'afflitto e del povero”.

Per Ezechiele il problema non era la vita sessuale degli abitanti di Sodoma – bensì il rifiuto programmatico di sostenere gli afflitti ed aiutare i poveri. Per gli ebrei di ogni denominazione (l’unica eccezione che conosco sono i caraiti) la minaccia di “conoscere” ovvero stuprare gli stranieri era un modo di tenere alla larga i poveri dalla loro città. Potrei citare anche dei midrashim [narrazioni che commentano, completano, e talvolta si permettono di correggere il testo biblico] che descrivono in modo molto colorito quello che facevano i sodomiti agli stranieri poveri – e che somigliano tremendamente a quello che ci raccontano le cronache dei nostri giorni. Potrei riassumere dicendo che il sovranismo è l’ideologia di Sodoma, ma Salvini non capirebbe l’allusione – è teologicamente troppo rozzo.

Mi direte: “È un’esegesi ebraica”. Certo, ma fatta propria anche da molte confessioni cristiane, tra cui i luterani ed i valdesi.

Inoltre, di questo era convinto anche il fondatore del cristianesimo, Gesù figlio di Giuseppe.

Leggiamoci Matteo 10:11-15:

11 In qualunque città o villaggio sarete entrati, informatevi se vi sia là qualcuno degno di ospitarvi, e abitate da lui finché partirete.

12 Quando entrerete nella casa, salutate.

13 Se quella casa ne è degna, venga la vostra pace su di essa; se invece non ne è degna, la vostra pace torni a voi.

14 Se qualcuno non vi riceve né ascolta le vostre parole, uscendo da quella casa o da quella città, scotete la polvere dai vostri piedi.

15 In verità vi dico che il paese di Sodoma e di Gomorra, nel giorno del giudizio, sarà trattato con meno rigore di quella città.

Matteo 10:11-15 ha il suo parallelo in Luca 10:5-12:

05 In qualunque casa entriate, dite prima: "Pace a questa casa!"

06 Se vi è lì un figlio di pace, la vostra pace riposerà su di lui; se no, ritornerà a voi.

07 Rimanete in quella stessa casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno del suo salario. Non passate di casa in casa.

08 In qualunque città entriate, se vi ricevono, mangiate ciò che vi sarà messo davanti,

09 guarite i malati che ci saranno e dite loro: "Il regno di Dio si è avvicinato a voi".

10 Ma in qualunque città entriate, se non vi ricevono, uscite sulle piazze e dite:

11 "Perfino la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scotiamo contro di voi; sappiate tuttavia questo, che il regno di Dio si è avvicinato a voi".

12 Io vi dico che in quel giorno la sorte di Sodoma sarà più tollerabile della sorte di quella città.

L’accenno a Sodoma non si trova invece in Marco 6:10-11:

10 Diceva loro: «Dovunque sarete entrati in una casa, trattenetevi lì, finché non ve ne andiate da quel villaggio;

11 e se in qualche luogo non vi ricevono né vi ascoltano, andando via, scotetevi la polvere dai piedi come testimonianza contro di loro».

Osservate bene: nei Vangeli non c’è nulla che faccia pensare che i 12 apostoli siano stati minacciati di stupro se entravano in una città ostile a loro ed a Gesù.

Il paragone con Sodoma regge (ed è molto potente) solo se il peccato di Sodoma è la mancanza di ospitalità perfino per i messaggeri di Dio.

Gesù è perciò d’accordo con Ezechiele 16:49, non Giuda 7 (“Allo stesso modo Sodoma e Gomorra e le città vicine, che si abbandonarono, come loro, alla fornicazione e ai vizi contro natura, sono date come esempio, portando la pena di un fuoco eterno”).

Che a Gesù non importasse granché della vita sessuale altrui lo mostra anche l’episodio del servo del centurione.

Leggiamoci Matteo 8:5-13:

05 Quando Gesù fu entrato in Capernaum, un centurione venne da lui, pregandolo e dicendo:

06 «Signore, il mio servo giace in casa paralitico e soffre moltissimo».

07 Gesù gli disse: «Io verrò e lo guarirò».

08 Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.

09 Perché anche io sono uomo sottoposto ad altri e ho sotto di me dei soldati; e dico a uno: "Va'", ed egli va; e a un altro: "Vieni", ed egli viene; e al mio servo: "Fa' questo", ed egli lo fa».

10 Gesù, udito questo, ne restò meravigliato, e disse a quelli che lo seguivano: «Io vi dico in verità che in nessuno, in Israele, ho trovato una fede così grande!

11 E io vi dico che molti verranno da Oriente e da Occidente e si metteranno a tavola con Abraamo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli,

12 ma i figli del regno saranno gettati nelle tenebre di fuori. Là ci sarà pianto e stridor di denti».

13 Gesù disse al centurione: «Va' e ti sia fatto come hai creduto». E il servitore fu guarito in quella stessa ora.

E Luca 7:11-10:

01 Dopo che egli ebbe terminato tutti questi discorsi davanti al popolo che l'ascoltava, entrò in Capernaum.

02 Un centurione aveva un servo, molto stimato, che era infermo e stava per morire;

03 avendo udito parlare di Gesù, gli mandò degli anziani dei Giudei per pregarlo che venisse a guarire il suo servo.

04 Essi, presentatisi a Gesù, lo pregavano con insistenza, dicendo: «Egli merita che tu gli conceda questo;

05 perché ama la nostra nazione ed è lui che ci ha costruito la sinagoga».

06 Gesù s'incamminò con loro; ormai non si trovava più molto lontano dalla casa, quando il centurione mandò degli amici a dirgli: «Signore, non darti quest'incomodo, perché io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto;

07 perciò non mi sono neppure ritenuto degno di venire da te; ma di' una parola e il mio servo sarà guarito.

08 Perché anch'io sono uomo sottoposto all'autorità altrui, e ho sotto di me dei soldati; e dico a uno: "Vai", ed egli va; a un altro: "Vieni", ed egli viene; e al mio servo: "Fa' questo", ed egli lo fa».

09 Udito questo, Gesù restò meravigliato di lui; e, rivolgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neppure in Israele ho trovato una così gran fede!»

10 E quando gli inviati furono tornati a casa, trovarono il servo guarito.

La parola “servo” in questi due brani traduce il greco “paîs”, che vuol dire anche “fanciullo”, e persino “partner giovane e passivo di un uomo adulto ed attivo” in un rapporto “pederastico”.

Anche ignorando questo dettaglio filologico, chiunque abbia avuto modo di studiare la storia romana od il diritto romano sa che gli schiavi non avevano nessun diritto, e che i loro padroni li trattavano malissimo, a meno che una loro particolare abilità non li rendesse preziosi.

Il “paîs” dell’episodio era un fine letterato, tanto da poter fare da “ghostwriter” per il suo padrone, o da precettore per i suoi figli? Era un abile artigiano, magari orafo?

Non è scritto, ed è improbabile, vista la giovane età adombrata dal termine “paîs”. Ed anche ignorando questo, chiunque si sarebbe insospettito vedendo tanto zelo del centurione per il suo servo.

Eppure, non è solo Gesù che non si scandalizza: nemmeno gli anziani del consiglio della comunità di Capernaum/Cafarnao/Kfar Nachum descritti da Luca si scandalizzano, e sì che il comportamento ivi descritto del centurione fa pensare che egli volesse convertirsi all’ebraismo.

Dicono forse gli anziani della comunità: “Pussa via, sodomita – non vogliamo che il fuoco e lo zolfo destinati alla tua casa distruggano per soprammercato anche le nostre!”?

No, anzi, cercano di aiutarlo convocando il famoso guaritore Gesù, ed il modo in cui il centurione manifesta il proprio amore per il popolo ebraico viene ritenuto genuino e non anomalo.

Ho visitato il sito di Cafarnao - il villaggio poteva ospitare al massimo poche centinaia di anime. Non era una metropoli in cui c'era una grande varietà di stili di vita ed in cui si imparava a vivere comunque insieme. Eppure gli anziani di Cafarnao appaiono esenti da omofobia!

Dopo tutte queste divagazioni è il caso di chiedersi: “Ed allora come interpretiamo Levitico 18:22 (“Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole”) e Levitico 20:13 (“Se uno ha con un uomo relazioni sessuali come si hanno con una donna, tutti e due hanno commesso una cosa abominevole; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro”)?

Innanzitutto precisiamo una cosa: per gli ebrei la natura non è fonte della rivelazione, e non è fonte legislativa – ovvero, il concetto di “legge naturale” non ha senso alcuno. Idem per i cristiani riformati (tra cui i valdesi), che condividono in questo l’opinione di Karl Barth (1886-1968).

La parola ebraica “to‘evah”, tradotta dalla Nuova Riveduta come “cosa abominevole”, indica semplicemente una cosa incompatibile con il patto tra Dio e gli ebrei, non una cosa contraria all’ordine della natura.

E che cosa i due brani del Levitico citati dichiarano incompatibile con il patto con Dio?

Qui cominciano le divergenze tra gli ebrei. Gli ortodossi interpretano pedestremente i due brani e dicono che l’unica cosa vietata è la penetrazione anale tra due uomini. Tutti gli altri modi in cui due uomini o due donne (od anche marito e moglie: il Talmud dice che il marito può fare quello che vuole con la sua signora, purché ella acconsenta – lo stupro coniugale è assolutamente vietato) possono godere insieme non sono oggetto di questa proibizione biblica.

Un rapporto tra due donne viene riprovato, ma, non essendo oggetto di specifica proibizione biblica, il peggio che potrebbe capitar loro è subire 39 frustate a testa - non certo la medesima pena di due uomini colti l’uno con la penna nel calamaio dell’altro (per mutuare un’espressione islamica).

I conservatori cominciano a distaccarsi da quest’esegesi, mentre i riformati, i ricostruzionisti, eccetera fanno notare che in Terra d’Israele un culto che fu a lungo rivale di quello del Dio d’Israele era quello di Astarte, una dea madre nota con vari nomi in tutto il bacino del Mediterraneo (Afrodite ne sarebbe la versione greca), il cui culto comprendeva la prostituzione sacra.

Il giacere con un uomo come si giace con una donna era un atto di culto del fedele di Astarte che pagava un suo sacerdote perché si travestisse e prostituisse a lui. Quello che i due brani del Levitico vietano non è una pratica erotica, ma un atto di culto idolatrico.

Si scherza spesso sul fatto che per la Bibbia ebraica sarebbe “cosa abominevole” perfino mangiare gamberetti (che non sono kasher), ma una cosa più seria è che “cosa abominevole” è anche violare il riposo sabbatico.

Il Sabato infatti è uno dei segni del patto eterno tra Dio ed Israele, e violarlo consapevolmente e senza giusta causa (salvare una vita è giusta causa) significa denunciare quel patto, e porsi nella condizione degli idolatri.

Questo è il motivo della proibizione dei due passi del Levitico. Chi ne fa una questione di idolatria e non di erotismo (come gli ebrei non ortodossi) ordina tranquillamente rabbini gay, rabbine lesbiche, rabbini bisessuali o trans o non binari – e di norma i rabbini sono sposati con rito religioso ebraico.

Il cerchio si chiude. Non date alla Bibbia ebraica la colpa dell’omofobia, della bifobia e della transfobia, ma al modo incosciente con cui essa è stata tradizionalmente interpretata, dimenticando che il “testo” non equivale al “messaggio”, e che ci vuole un lungo lavoro di esegesi per immaginare qual “messaggio” traessero i lettori dell'antichità dal “testo”, ed un ulteriore lavoro (non più di intelletto, ma di ispirazione) per capire come quel messaggio va attualizzato per i contemporanei come noi.

Resta un problema - non dice Genesi 1:27: “Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina”?

Alle persone che si ostinano a leggere in questo brano la prescrizione del binarismo dei generi posso rispondere in due modi.

Il primo modo è mutuato dalla teologa evangelica Megan DeFranza, che ha molto a cuore le persone intersessuali.

Leggiamoci Genesi 1:20-23:

20 Poi Dio disse: «Producano le acque in abbondanza esseri viventi, e volino degli uccelli sopra la terra per l'ampia distesa del cielo».

21 Dio creò i grandi animali acquatici e tutti gli esseri viventi che si muovono, e che le acque produssero in abbondanza secondo la loro specie, e ogni volatile secondo la sua specie. Dio vide che questo era buono.

22 Dio li benedisse dicendo: «Crescete, moltiplicatevi e riempite le acque dei mari, e si moltiplichino gli uccelli sulla terra».

23 Fu sera, poi fu mattina: quinto giorno.

E leggiamoci inoltre Genesi 1:24-31:

24 Poi Dio disse: «Produca la terra animali viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici della terra, secondo la loro specie». E così fu.

25 Dio fece gli animali selvatici della terra secondo le loro specie, il bestiame secondo le sue specie e tutti i rettili della terra secondo le loro specie. Dio vide che questo era buono.

26 Poi Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbiano dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».

27 Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina.

28 Dio li benedisse; e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra».

29 Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, e ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento.

30 A ogni animale della terra, a ogni uccello del cielo e a tutto ciò che si muove sulla terra e ha in sé un soffio di vita, io do ogni erba verde per nutrimento». E così fu.

31 Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono. Fu sera, poi fu mattina: sesto giorno.

Dopo queste belle letture facciamoci questa domandina: quando Dio ha creato le rane?

Le rane sono animali anfibi, cioè sia acquatici che terrestri. Vivono la loro vita larvale in acqua, e quasi tutta la vita adulta sulla terra.

Inoltre, essendo esse la seconda piaga d’Egitto (Esodo 8:1-14; Salmi 78:45 e 105:30), l’autore biblico le conosceva – non mancano dal libro della Genesi per lo stesso motivo per cui mancano i dinosauri!

La Bibbia non ci permette da sola di stabilire quando le rane furono create: tocca al lettore scegliere se considerarle animali acquatici (e quindi creati nel quinto giorno) oppure terrestri (e quindi creati nel sesto giorno).

Preciso che sono un fautore della teoria dell’evoluzione e dell’alta critica biblica – ma qui devo immedesimarmi in chi ha concepito, tramandato, scelto, messo per iscritto e rielaborato quei brani biblici.

Dobbiamo considerare quest'aporia un segno di negligenza dell'autore biblico (singolo o collettivo)?

Secondo me, si cadrebbe così nella trappola del fondamentalismo, ovvero del rifiutarsi di capire le intenzioni di chi ha redatto il “testo”, e che “messaggio” volesse trasmettere, e di volere per forza “impiccare Dio alle parole di chi scrive in suo nome” come le intendiamo pedestremente ora - come se fossimo il Suo creditore.

Mi pare più plausibile intendere che egli non volesse creare una tassonomia esaustiva dei viventi, nemmeno nei limiti delle conoscenze biologiche della sua epoca.

Non è facile trovare rane nella Terra d’Israele/Palestina – oggi meno che nei tempi biblici, visto che gli inglesi prima e gli israeliani poi, per eradicare la malaria ed aumentare le terre agricole, hanno bonificato diverse paludi.

Quindi il suo autore poteva evitare di tenerne conto, e classificando le creature di Dio poteva accontentarsi di menzionare quelle più familiari ai suoi lettori.

Idem si può dire dei generi citati in Genesi 1:27 – sono stati citati solo quelli più comuni (maschio e femmina cisgender), ma non si è voluto insinuare che le persone intersessuali (note all'autore biblico, in quanto citate ad esempio in Isaia 56:3-5 - la comune traduzione di “saris” in “eunuco” viene contestata da Megan DeFranza, ed anche i rabbini hanno da ridire) o trans Dio non le avesse volute creare, e siano perciò frutto del peccato di Adamo.

La DeFranza parla, sia a proposito degli animali terrestri ed acquatici, che dei generi umani, di “dimorfismo non-stretto” - il citare solo i casi più comuni non significava negare l'esistenza e la dignità di chi non rientrava nella dicotomia.

Invece la rabbina riformata Margaret Moers Wenig affronta il problema in altro modo: una figura retorica abbastanza comune nella Bibbia ebraica è il merismo.

Merismo significa descrivere uno spettro indicandone gli estremi. Secondo quest’interpretazione, il maschio e la femmina non sono categorie binarie mutuamente esclusive, ma gli estremi dello spettro dei generi.

Il brano “li creò maschio e femmina” va perciò interpretato come “maschio, femmina, e tutto ciò che sta in mezzo”.

Le due interpretazioni, quella di DeFranza e di Moers Wenig, mi paiono compatibili ed ottime contro una lettura pedestre e binaria di Genesi 1:27.

Raffaele Yona Ladu
Vicepresidente di Lieviti

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