Da "Stranieri residenti / Donatella Di Cesare"

Nel libro ho trovato questo brano estremamente scomodo a pagina 254:
(…) Che cosa resta dell’hitlerismo? L’idea che sia possibile scegliere con chi coabitare. Arendt non lo dice con chiarezza. Ma tra le righe si avvertono apprensione e timore per un progetto che, una volta introdotto nella storia, avrebbe potuto essere ripreso. L’esito finale dello sterminio non deve far perdere di vista la costellazione politica in cui è stato concepito. Coabitare non può essere una scelta, né tanto meno libera. È nel liberalismo che, grazie alla finzione del contratto, volontariamente stipulato, si è andata affermando l’idea che, con altrettanta autonomia, si possa decidere chi ammettere o chi escludere. Arendt non si sbagliava. Questo retaggio è rimasto e affiora nelle tesi liberali sull’immigrazione che ripropongono il principio della libertà di coabitazione, spesso senza riflettere sugli effetti a cui ha condotto nel passato. Ma rivendicare per sé questa libertà significa incamminarsi già verso una politica di genocidio. Il principio immunizzante è il medesimo.
Sono iscritto all’ALDE (Alleanza dei Liberali e Democratici per l'Europa) come "membro individuale", ma devo prendere sul serio questa critica e dire che purtroppo l’attuale governo italiano (e non solo quello) sta comportandosi come descritto qui sopra.

Occorre imparare ad esercitare la libertà senza presupporre confini di stato (e tanto meno l'identificazione dello stato con una nazione), pur sapendo che le aporie di ciò non sono risolte dall’autrice, e nemmeno dai suoi maestri Lévinas e Derrida; purtroppo le nostre libertà sono in pericolo e tanta gente sta già morendo, quindi il problema va risolto con urgenza. 


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