Sfide sleali alla neurodiversità

Ultimamente mi sono trovato alle prese con due spiacevoli link su Facebook.

Il primo era di una donna che faceva appello alle sue congeneri perché non uscissero con gli uomini che non facevano spontaneamente i lavori di casa.

Il secondo era di un amico (sempre amico) che faceva l’elenco dei criteri per sgamare i “morti di figa infiltrati nelle associazioni LGBT”.

Il primo appello non lo ritrovo più, e lo devo riassumere sulla base dei miei ricordi.

Il motivo del contendere era questo: l’autrice argomentava, non senza ragione, che i lavori di casa non sono difficili solo da eseguire, ma anche da organizzare, e che un uomo non poteva pretendere che fosse sua moglie ad assumersi questo compito.

Secondo lei, l’uomo doveva fare i lavori di casa spontaneamente ogni volta che ne vedeva la necessità, senza bisogno di ricevere un ordine esplicito.

L’obbiettivo è ragionevole, ma la sfortuna vuole che sia oltre la portata di molte persone autistiche, e, ad onta di tutti i tentativi di colmare il divario di genere, l’autismo è diagnosticato quattro volte di più tra gli uomini che tra le donne.

Una persona autistica è molto meno infastidita dal disordine e dallo sporco di una neurotipica, è molto più lenta nell’agire, fatica ad organizzarsi da sola, ed ancor più a coordinare il proprio lavoro con quello degli altri. Certo, non può farlo spontaneamente perché le persone autistiche non sono brave ad imparare dall’esempio o a “leggere tra le righe”.

Le possibilità sono solo due: o ogni volta si danno a costei (4 volte su 5 è un costui) degli ordini precisi, oppure si stabilisce una routine (gli autistici sono molto bravi a rispettarle) per cui il marito autistico sa che ogni giorno ha dei compiti precisi da svolgere – e la moglie si rassegna ad essere chiamata in causa ogni volta che la routine non si può rispettare.

La cosa è tanto nota che di molte persone autistiche che finiscono nelle maglie della Legge 104 la commissione medica stabilisce che un lavoro sarebbero anche capaci di farlo, ma non di assumere posizioni di responsabilità - appunto per la difficoltà che hanno ad organizzare il proprio lavoro e quello altrui.

E chiunque abbia mai avuto a che fare con una persona invalida civile sa che le poche energie che ha le concentra sul lavoro e quando deve fare i lavori di casa è spompata. Se riesce a malapena ad organizzare il proprio lavoro pagato, a casa si trova poi a non sapere da che parte cominciare.

Dire che non si deve uscire con un uomo così è come dire che non si deve uscire con una persona autistica.

Ognun* ha il diritto di uscire con chi vuole, ma mi dà fastidio che persone simili all’autrice di quest’appello cerchino di stabilire dei criteri a cui gli altri devono attenersi nello scegliere un partner, e magari li propongano come “femministi”, “progressisti” (???), e … “antidiscriminatori” (!!!).

Questi criteri proposti al pubblico vanno oltre il proprio gusto personale (sempre rispettabilissimo), e sono dei nemmeno troppo velati appelli all’eugenetica. Se l’eugenetica è progressista ed antidiscriminatoria, io sono una giraffa con le pinne di una foca e le corna di un cervo.

L’elenco dei criteri del mio amico per riconoscere i “morti di figa” infiltrati ha questi tre punti:
 
  1. Cercano solo la compagnia delle persone XX;
  2. Dichiarano molteplici identità non standard, ma curiosamente risultano attratti solo dalle persone XX;
  3. Quando vedono che non trovano quello che vogliono (cioè la figa), se ne vanno.

Allora, le persone Asperger si trovano meglio con le persone di genere diverso dal proprio – gli uomini neurotipici considerano infatti gli uomini Asperger dei maschi disfunzionali, e le donne Asperger fraternizzano più facilmente con gli uomini che con le donne neurotipiche. Questo, prima ed aldilà di ogni possibile interesse sessuale.

Le persone Asperger hanno maggiore fluidità di genere ed orientamento sessuale delle neurotipiche, e molte di loro effettivamente sono non binarie, asessuali, pansessuali, queer, e tutto quello che sfugge ad uno schema binario (è stato coniato per loro il termine "gendervague") – nemmeno il secondo criterio proposto distingue gli Achille dai Tiresia (Achille fu travestito da donna dalla mamma, che voleva fargli evitare la guerra di Troia, ed alla corte di Licomede re di Sciro sedusse la figlia di lui Deidamia; Tiresia invece visse sia da uomo che da donna);

Solo il terzo criterio ha una qualche validità, pur tenendo presente che le persone Asperger spesso attraversano delle “fasi” in cui adottano ed abbandonano dei nuovi “interessi speciali”, come se fossero dei vestiti.

Ma molte persone Asperger notano più facilmente delle neurotipiche l’illogicità dei pregiudizi di ogni genere, e possono essere delle buone “alleate” per la causa della pari dignità delle persone. E purtroppo la “neurodiversità” è un “sito di intersezionalità”, per cui le persone Asperger capiscono molto bene il concetto definito dalla Crenshaw, ed apprezzano il "femminismo intersezionale".

Io capisco che i “morti di figa” molesti sono particolarmente fastidiosi, e l’amico che ha scritto quest’elenco purtroppo è costretto ad incontrarne molti, a cui magari non basta un “no” per farli smettere; il suo elenco è “sensibile” ma non “specifico” (ovvero, oltre ai “morti di figa” veri e propri, individua anche dei “falsi positivi” che sono semplicemente “neurodivergenti”).

Sono orgoglioso di essere un*“mort* di figa”, ma spero di non essere fastidios*. Quello che vorrei è che le persone non venissero etichettate per quello che sono senza il loro consenso (anche perché non è detto che si indovini), venissero giudicate solo per quello che fanno, e qualora bisognasse condannarle, lo si facesse con ponderazione e non solo per aver letto un semplice elenco.

Raffaele Yona Ladu

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