Sovranismo comunale


Mi è stato chiesto di sbobinare per la pubblicazione l'intervista ad un sindaco dell'est veronese. Mi sono detto: "Con ogni probabilità è leghista, ma spero che lui parli di cose concrete su cui non c'è motivo di dividersi".

Come mi sbagliavo! Non dico chi è perché il giornale deve mantenere l'esclusiva sulla pubblicazione, ma ha esordito dicendo che la sua amministrazione vuol favorire la residenzialità, che deve essere di gran qualità.

Hannah Arendt, nel suo libro "La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme" si rivolse così retoricamente ad Eichmann:

"[…] come tu hai appoggiato e messo in pratica una politica il cui senso era di non coabitare su questo pianeta con il popolo ebraico e con varie altre razze (quasi che tu e i tuoi superiori aveste il diritto di stabilire chi deve e chi non deve abitare la terra), noi riteniamo che nessuno, cioè nessun essere umano desideri coabitare con te. Per questo, e solo per questo, tu devi essere impiccato".

Quello che chiede il sindaco è meno feroce di quello che mise in pratica Eichmann (e non merita certo la medesima punizione), ma il paragone con il nazismo è comunque estremamente appropriato.

Scendendo nei particolari, il sindaco ha fatto l'esempio di chi preferirebbe che abitasse nel suo comune: il primario di uno degli ospedali vicini al paese, disposto a fare anche 20+20 Km di pendolarismo al giorno pur di far abitare la famiglia in una casetta singola in quel paese, che dovrebbe qualificarsi per una qualità della vita eccezionale.

Esempio di questa qualità della vita è poter la sera trovare gli amici al bar od in gelateria senza dar loro appuntamento, e senza neanche preoccuparsi di chiudere la macchina, perché pericolo di furti non c'è.

A parte il fatto che io gli amici sono contento di incontrarli al bar, ma riterrei ben più appropriato incontrarli in una libreria od a teatro, l'esempio dell'auto che, quando il sindaco era bambino, si poteva lasciare incustodita ed aperta molti anni fa in quel paese, per quanto veritiero, ha il sapore dell'utopia.

In una città simile (anche per numero di abitanti) al paese del sindaco, ma che si trova non nell'est veronese, bensì nell'ovest della Sardegna, accadde questo quand'ero piccolo io (ed il sindaco non era ancora nato): dall'auto di mio zio fu portato via il portapacchi sul tetto. Era tra l'altro un modello con delle manopolone di plastica per svitarlo, quindi il furto fu facilissimo. Fu fatta la denuncia ai carabinieri, i quali (così riferì mia madre), dissero che ad indagare sulle auto rubate tutte intere avevano rinunciato, e che quindi meno ancora avrebbero potuto fare per ricuperarne un pezzo.

Era una città molto diversa dal paese del sindaco, ma questo episodio mostra che il pretendere di non essere derubati pur non avendo alcuna cura della possibile refurtiva è possibile solo in un ambiente particolare: un residence di lusso, in cui per abitare non basta avere i soldi per comprare un appartamento o villino, ma occorre ottenere il gradimento della proprietà e magari del comitato degli inquilini.

Ho parlato prima di utopia, ed un'utopia ha bisogno, più che di capaci realizzatori, di capri espiatori: il nazismo aveva bisogno degli ebrei e dei rom, le rivoluzioni russa e cinese di un ampio spettro di controrivoluzionari, la città di Salem nel Massachussets delle streghe, la Controriforma degli eretici, i Maccabei degli ebrei ellenizzati, Mosé di Core (Numeri 16:1-40), eccetera.

L'utopia del nostro sindaco ha bisogno degli extracomunitari e dei "teròn" come capri espiatori - il sindaco ha perfino portato il suo comune fuori dall'Unione dei Comuni per controllare direttamente i vigili, ed usarli soprattutto contro gli extracomunitari, esplicito bersaglio della sua amministrazione. Come? Per esempio controllando le domande di abitabilità e le denunce di ospitalità.

Durante l'intervista non mai accennato alla cultura ed al turismo, e quando gli è stato chiesto quali sono i tesori artistici del comune (non mancano) ci ha dovuto pensare, perché a lui non interessano le persone che vengono a vedere una cittadina ed i suoi palazzi, ma quelle che vengono a stabilircisi per la "qualità della vita", al coronamento della quale secondo lui manca solo la sicurezza, insidiata secondo lui solo dagli extracomunitari.

Questo voler fare del paese un residence di lusso si vede anche dal modo in cui ha denigrato un altro comune del veronese. Io, se fossi stato al suo posto, me ne sarei guardato bene, perché ogni comune ha una ragione di essere abitato (che quasi sempre risale alla preistoria), denigrarne uno non servirebbe in alcun modo a migliorarlo, e nuocerebbe alla collaborazione che i sindaci di una medesima zona o della medesima provincia debbono portare avanti per risolvere problemi intercomunali o sovracomunali.

Ma se io mi ritengo l'amministratore di un residence di lusso, sta bene che io faccia una campagna acquisti lodando il mio residence a scapito della concorrenza! Quello che all'inizio dell'intervista sembrava una deplorevole mancanza di galateo istituzionale si è dimostrato alla fine invece parte di una strategia politico-commerciale precisa.

Emilio Lussu disse che il nazionalismo in grande è una tragedia, ed in piccolo una truffa. Si potrebbe dire la stessa cosa del "sovranismo comunale" praticato dal nostro sindaco.

Raffaele Yona Ladu
Socio di Autistic Self-Advocacy Network

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