Commento ulteriore a Giovanni 5:8


Nel mio articolo Commento a Giovanni 5:1-16 ho proposto un’esegesi della guarigione del paralitico nella piscina di Betesda. Non ho però provato a spiegare perché in quell’episodio evangelico Gesù, al versetto 8 (che qui riporto nella traduzione della Nuova Riveduta e nella versione greca del Nestle-Aland 28):
Gesù gli disse: «Àlzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». 
λγει ατ ησος· γειρε ρον τν κρβαττν σου κα περιπτει.
Abbia precisato che il paralitico doveva “prendere il suo lettuccio”, oltreché “camminare”.

Nel mio articolo precedente ho già spiegato che il verbo greco “περιπατω = peripatéo” (Strong G4043), se viene reso con “camminare” viene tradotto in modo impreciso. Il verbo infatti significa letteralmente:
  • passeggiare;
  • procedere in modo retto, non solo per la strada ma anche nella vita (rende bene quindi il verbo ebraico “הלך = halàkh”);
  • insegnare passeggiando sotto un portico, alla maniera dei filosofi greci a partire da Platone.

Considerato che la piscina aveva un colonnato, quello che con ogni probabilità Gesù aveva chiesto all’ex-paralitico era quello di rendere testimonianza della sua guarigione.

Perché doveva tenere in mano il lettuccio? Per provare la sua testimonianza. Se si fosse presentato a mani vuote ai frequentatori della piscina, probabilmente gli avrebbero risposto: “Come! Sei stato paralizzato per trentott’anni fino a poco fa e già zampetti come la cerva che porta buone notizie [Genesi 49:21]? Raccontala ad un altro!”

Invece, con il lettuccio in mano, gli interlocutori vedendolo avrebbero pensato: “Oggi è Sabato! Com’è possibile che lo abbiano lasciato entrare qui dentro con quel cospicuo oggetto in mano? Violare pubblicamente il Sabato è cosa da pena capitale!”

La risposta è questa: di Sabato è sì vietato portare oggetti dentro e fuori una proprietà, ma con alcune eccezioni.

Una, codificata da Mishnah Shabbat 10:5, consente di trasportare persone vive dentro e fuori una proprietà, e con esse il letto che le porta (va ricordato che la normativa ebraica successiva chiuderà la scappatoia).

Un’altra consente alla persona che non riesce a fare il giro della sua casa con i suoi soli piedi di trattare gli ausili alla deambulazione (bastoni, stampelle, grucce, deambulatori, sedie a rotelle, ecc.) come fossero i suoi piedi, ed uscire ed entrare da una proprietà con quelli - le persone ebree con disabilità di questa norma si avvalgono tuttora.

In Giovanni 5:7 il paralitico dice a Gesù: «Signore, io non ho nessuno che, quando l’acqua è mossa, mi metta nella vasca, e mentre ci vengo io, un altro vi scende prima di me», quindi nega di avere avuto dei portatori a disposizione (immagino che, se lo avessero portato nella piscina, avrebbero aspettato con lui il momento giusto per gettarlo in acqua).

Rimane l’ipotesi, già espressa nel mio precedente articolo, che il paralitico sia entrato in piscina camminando appoggiandosi alle stanghe del lettuccio, usandole a mo’ di bastoni.

È una cosa faticosa, ma possibile, ed il termine tradotto con “lettuccio”, “κρβαττος = kràbattos” (Strong G2895) indica un letto semplice e leggero per una sola persona, ma abbastanza robusto per fare quello che dice Marco 2:4:
Non potendo farlo giungere fino a lui a causa della folla, scoperchiarono il tetto dalla parte dov’era Gesù; e, fattavi un’apertura, calarono il lettuccio sul quale giaceva il paralitico.
I farisei di guardia lasciarono entrare il paralitico con il lettuccio perché in quel momento esso gli serviva per camminare; ma dopo la guarigione esso era diventato un semplice carico che non poteva essere fatto uscire od entrare di Sabato, e lo trattennero.

Gli interlocutori dell’ex-paralitico, così pensava Gesù, avrebbero pensato la stessa cosa (i più diffidenti avrebbero potuto chiedere ai farisei di guardia), ed avrebbero creduto alla sua testimonianza.

Purtroppo il guarito pensò invece a tornare precipitosamente a casa, e fece pubblicità al miracolo nel modo peggiore. Gesù avrebbe potuto facilmente discolparsi dall’accusa di aver indotto il paralitico a violare il Sabato, ma preferì invece (come in Matteo 12:1-8, Marco 2:23-28, Luca 6:1-5) difendere il suo improvvido discepolo ed approfittare dell’incidente per proclamare la sua signoria sul Sabato.
Raffaele Yona Ladu

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