Da Beniamino ad Iscariot - riflessioni in uno studio biblico
Al tempio valdese di Verona ogni venerdì pomeriggio si tiene lo studio biblico, ed in questo periodo si studia il Vangelo secondo Marco.
Ammetto che studiare il Nuovo Testamento non mi rende felicissimo, però ogni volta trovo spunti interessantissimi (la cosiddetta "lettura tipologica") per affrontare i passi corrispondenti dell'Antico Testamento, quindi finiamo tutti con l'imparare cose nuove e ne sono infine contento.
Venerdì 5 Aprile 2019 - 29 Adar 2 5779 si è studiato Marco 3, e la mia attenzione (durante lo studio, e riflettendo poi a casa) è stata attirata da questo passo (salvo diversa indicazione, tutte le traduzioni vengono dalla Nuova Riveduta), cioè Marco 3:16-19:
16 Costituì dunque i dodici, cioè: Simone, al quale mise nome Pietro;
17 Giacomo, figlio di Zebedeo e Giovanni, fratello di Giacomo, ai quali pose nome Boanerges, che vuol dire figli del tuono;
18 Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo
19 e Giuda Iscariot, quello che poi lo tradì.
A me spiace immensamente, ma devo riportarvi per intero (sempre nella versione Nuova Riveduta) il testo a cui è tipologicamente legato il brano evangelico, Genesi 49:1-28, in cui Giacobbe/Israele, prossimo ormai a morte, benedice (o maledice, come vedrete) i suoi 12 figli, che dovrebbero poi diventare capi ognuno di una tribù d'Israele (dovrebbero, perché al momento di dividere la Terra Promessa, non esisterà una tribù di Giuseppe, ma le tribù dei suoi due figli, Efraim e Manasse):
01 Poi Giacobbe chiamò i suoi figli e disse: «Radunatevi, e vi annuncerò ciò che vi avverrà nei giorni a venire.
02 Radunatevi e ascoltate, o figli di Giacobbe! Date ascolto a Israele, vostro padre!
03 Ruben, tu sei il mio primogenito, la mia forza, la primizia del mio vigore, eminente in dignità ed eminente in forza.
04 Impetuoso come l'acqua, tu non avrai la preminenza, perché sei salito sul letto di tuo padre e hai profanato il mio letto su cui eri salito.
05 Simeone e Levi sono fratelli: le loro spade sono strumenti di violenza.
06 Non entri l'anima mia nel loro consiglio segreto, non si unisca la mia gloria al loro convegno! Perché nella loro ira hanno ucciso degli uomini e nella loro malvagità hanno tagliato i garretti ai tori.
07 Maledetta la loro ira, perché è stata violenta e il loro furore perché è stato crudele! Io li dividerò in Giacobbe e li disperderò in Israele.
08 Giuda, te loderanno i tuoi fratelli; la tua mano sarà sul collo dei tuoi nemici; i figli di tuo padre si inchineranno davanti a te.
09 Giuda è un giovane leone; tu risali dalla preda, figlio mio; egli si china, s'accovaccia come un leone, come una leonessa: chi lo farà alzare?
10 Lo scettro non sarà rimosso da Giuda, né sarà allontanato il bastone del comando dai suoi piedi, finché venga colui al quale esso appartiene e a cui ubbidiranno i popoli.
11 Egli lega il suo asinello alla vite e il puledro della sua asina alla vite migliore; lava la sua veste col vino e il suo mantello col sangue dell'uva.
12 Egli ha gli occhi rossi dal vino e i denti bianchi dal latte.
13 Zabulon abiterà sulla costa dei mari; sarà sulla costa dove approdano le navi, il suo fianco s'appoggerà a Sidone.
14 Issacar è un asino robusto sdraiato fra due ovili.
15 Egli ha visto che il riposo è buono e che il paese è ameno; ha curvato la spalla per portare il peso, ed è stato costretto ai lavori forzati.
16 Dan giudicherà il suo popolo, come ogni altra tribù d'Israele.
17 Dan sarà una serpe sulla strada, una vipera cornuta sul sentiero, che morde i garretti del cavallo e fa cadere il cavaliere all'indietro.
18 Io aspetto la tua salvezza, o SIGNORE!
19 Gad sarà assalito da bande armate, ma egli, a sua volta, le assalirà e le inseguirà.
20 Da Ascer verrà il pane saporito, ed egli fornirà delizie regali.
21 Neftali è una cerva messa in libertà; egli dice delle belle parole.
22 Giuseppe è un albero fruttifero; un albero fruttifero vicino a una sorgente; i suoi rami si stendono sopra il muro.
23 Gli arcieri lo hanno provocato, gli hanno lanciato frecce, lo hanno perseguitato,
24 ma il suo arco è rimasto saldo; le sue braccia e le sue mani sono state rinforzate dalle mani del Potente di Giacobbe, da colui che è il pastore e la roccia d'Israele,
25 dal Dio di tuo padre che ti aiuterà e dall'Altissimo che ti benedirà con benedizioni del cielo di sopra, con benedizioni dell'abisso che giace di sotto, con benedizioni delle mammelle e del grembo materno.
26 Le benedizioni di tuo padre sorpassano le benedizioni dei miei progenitori, fino a raggiungere la cima delle colline eterne. Esse saranno sul capo di Giuseppe, sulla fronte del principe dei suoi fratelli.
27 Beniamino è un lupo rapace; la mattina divora la preda e la sera spartisce le spoglie».
28 Tutti costoro sono gli antenati delle dodici tribù d'Israele; questo è ciò che il loro padre disse loro, quando li benedisse. Li benedisse, dando a ciascuno la sua benedizione particolare.
Durante lo studio, la pastora Laura Testa ha fatto notare che chiamare Simone "Kefas = Pietra" non era esattamente un complimento, anche perché le sue vicende successive lo mostreranno duro di comprendonio. C'è il motivo biblico de “La pietra che i costruttori avevano disprezzata / è divenuta la pietra angolare” (Salmo 118/119:22, citato in Matteo 21:42, Marco 12:10; Luca 20:17 ed Atti 4:11), e sembra che Simone detto Pietro lo incarnasse bene nella sua generazione.
Nell'elenco di Marco si citano anche Giacomo e Giovanni figli di Zebedeo, detti "Boanerges, che vuol dire figli del tuono"; neanche quello, secondo la pastora Laura Testa, è un gran complimento, in quanto fa pensare che essi fossero dei giovanotti impulsivi ed irruenti pronti a mettere sé ed altri nei guai. Che fossero giovani lo lascia intendere Marco 1:19, che dice che loro "in barca rassettavano le reti", il che era probabilmente un compito per pescatori novizi.
Nel brano marciano, le prime tre persone citate (Simone detto Pietro, Giacomo e Giovanni figli di Zebedeo detti "figli del tuono") meritano non solo il nome, ma anche una breve descrizione non molto lusinghiera; andiamo ora a vedere chi sono i primi tre figli che Giacobbe "benedice": Ruben, Simeone e Levi.
Ruben in Genesi 35:22 era andato a letto con Bila, una delle concubine del padre, e questo gli aveva attirato l'imperitura inimicizia di lui (forse appena temperata dal fatto che in Genesi 37:21-22 avrebbe convinto i fratelli a non uccidere Giuseppe, salvandogli così la vita, ed innescando tutti gli eventi successivi fino all'Esodo); Simeone e Levi non si sentono chiamare "hyioi brontes = figli del tuono" - delle loro spade Giacobbe dice che sono "keli chamas = vasa iniquitatis = strumenti di violenza", dacché in Genesi 34 avevano passato a fil di spada chi aveva violentato la loro sorella Dina ed i suoi parenti - dopo averli raggirati (od "irretiti"?) perché non potessero difendersi, cosa che agli occhi di Giacobbe era gravissima slealtà.
Nei due brani dell'AT e dell'NT, le prime tre persone citate sono le più problematiche, e la seconda e la terza molto strettamente legate tra loro - a conferma che l'evangelista ha seguito il modello biblico; se Giacobbe dà di ognuno dei suoi figli un ritratto non sempre lusinghiero, ma plastico, Marco è molto più sintetico e si sofferma solo sulle persone che meritano un appunto - oltre ai tre citati, "Giuda Iscariot, quello che poi lo tradì".
Giuda Iscariot è una figura complicata; quello che noto è che occupa l'ultimo posto nell'elenco di Marco, quello che nella benedizione di Giacobbe è occupato da Beniamino, di cui si dice che "è un lupo rapace; / la mattina divora la preda / e la sera spartisce le spoglie".
Beniamino non viene incolpato di nulla, ma è comunque un complimento strano, che fa pensare che lui e la sua tribù siano persone pericolose. Sicuramente a lui si deve la morte della madre Rachele, morta partorendolo.
Mi sono messo a cercare "Beniamino" nel (mai abbastanza lodato) sito http://www.laparola.net/, e tra le cose interessanti ho trovato il delitto di Giudici 19 (con le conseguenze descritte in Giudici 20 e 21), avvenuto a Ghibea, in territorio di Beniamino, con i beniaminiti che difendono gli autori del delitto anche a costo di affrontare una guerra contro le altre tribù d'Israele che alla fine perderanno.
A leggere quei capitoli, e soprattutto il modo in cui i beniaminiti si procurano poi delle mogli (Giudici 21:19-23), simile al Ratto delle Sabine della storia romana, sembra proprio che il giudizio che Giacobbe dà di Beniamino sia azzeccato.
Ancora più interessante e pertinente al nostro discorso è che Saul, primo re d'Israele, è figlio di Chis, della tribù di Beniamino (1 Samuele 9-10). Anche se è un uomo forte e prestante (1 Samuele 9:2), lui appartiene alla più piccola delle famiglie di Beniamino, che è inoltre tra le più piccole tribù d'Israele (1 Samuele 9:21), per cui anche a lui si applicherebbe il motivo de “La pietra che i costruttori avevano disprezzata / è divenuta la pietra angolare”.
La storia di Saul è tragica, in quanto, dopo aver ricevuto il favore divino, lo perde, per due gravi peccati.
Il primo è descritto qui, in 1 Samuele 13:8-14:
08 Egli aspettò sette giorni, secondo il termine fissato da Samuele; ma Samuele non giungeva a Ghilgal e il popolo cominciò a disperdersi e ad abbandonarlo.
09 Allora Saul disse: «Portatemi l'olocausto e i sacrifici di riconoscenza»; e offrì l'olocausto.
10 Aveva appena finito di offrire l'olocausto, che arrivò Samuele; Saul gli uscì incontro per salutarlo.
11 Ma Samuele gli disse: «Che hai fatto?» Saul rispose: «Siccome vedevo che il popolo si disperdeva e mi abbandonava, che tu non giungevi nel giorno stabilito e che i Filistei erano radunati a Micmas, mi sono detto:
12 "Ora i Filistei mi piomberanno addosso a Ghilgal e io non ho ancora implorato il SIGNORE!" Così mi sono fatto forza e ho offerto l'olocausto».
13 Allora Samuele disse a Saul: «Tu hai agito stoltamente; non hai osservato il comandamento che il SIGNORE, il tuo Dio, ti aveva dato. Il SIGNORE avrebbe stabilito il tuo regno sopra Israele per sempre.
14 Ora invece il tuo regno non durerà. Il SIGNORE si è cercato un uomo secondo il suo cuore, e il SIGNORE l'ha destinato a essere principe del suo popolo, poiché tu non hai osservato quello che il SIGNORE t'aveva ordinato».
Qui mi permetto una digressione: i fautori cristiani della laicità dello stato invocano spesso le parole di Gesù "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio" (Matteo 22:21; Marco 12:17; Luca 20:25), e fanno bene; però il principio non lo ha inventato Gesù.
Già nella "specializzazione professionale" delle tribù d'Israele il culto spettava ai figli di Levi, e la maestà ad un figlio di Giuda - non potevano quindi essere la stessa persona; uno dei motivi per cui i libri dei Maccabei furono espunti dal canone ebraico fu che non piacque ai farisei che lo redassero che una famiglia sacerdotale avesse esercitato il potere regale in Israele (facendo per giunta cose poco gradevoli, a mio avviso: sterminare tutti gli ebrei ellenizzati, e costringere gli idumei a convertirsi all'ebraismo - un unicum nella storia di questa religione). L'ammirazione per i Maccabei è un fenomeno ebraico contemporaneo, più laico che religioso.
Nell'episodio di 1 Samuele 13 Samuele non si comporta solo come un funzionario pubblico scavalcato, od un membro del clero che scopre di non essere indispensabile (tutti sospetti che noi moderni coltiviamo volentieri), ma soprattutto come uno che si è reso conto che Saul, abolendo la distinzione tra trono ed altare, anche solo per quell'occasione, ha inferto un vulnus all'ordinamento "costituzionale" d'Israele, ed altro rimedio non c'era che la sua destituzione.
Queste cose non si trovano solo nella Bibbia: lo storico romano Polibio dice che negli accampamenti cartaginesi c'erano due tende principali - quella del comandante militare e quella del sacerdote; e gli archeologi hanno trovato nella città cartaginese di Monte Sirai, in Sardegna, due edifici principali sull'acropoli: il palazzo del governatore ed il tempio di Astarte - adiacenti ma separati da un vicolo.
Era probabilmente convinzione di fenici, ebrei e cartaginesi che quando il re faceva il sacerdote, o viceversa, poteva solo provocare un disastro. Gesù lo ha però dovuto ricordare ai suoi interlocutori, smemorati come Saul, in modo retoricamente molto efficace.
Il secondo peccato di Saul, ancora peggiore, è descritto in 1 Samuele 15; vi cito i versetti da 7 a 23:
07 Saul sconfisse gli Amalechiti da Avila fino a Sur, che sta di fronte all'Egitto;
08 prese vivo Agag, re degli Amalechiti, e votò allo sterminio tutto il popolo, passandolo a fil di spada.
09 Ma Saul e il popolo risparmiarono Agag e il meglio delle pecore, dei buoi, gli animali della seconda figliatura, gli agnelli e tutto quel che c'era di buono; non vollero votarli allo sterminio, ma votarono allo sterminio ogni cosa senza valore e inutile.
10 Allora la parola del SIGNORE fu rivolta a Samuele, dicendo:
11 «Io mi pento di avere stabilito Saul re, perché si è allontanato da me e non ha eseguito i miei ordini». Samuele ne fu irritato e gridò al SIGNORE tutta la notte.
12 Poi si alzò la mattina di buon'ora e andò a incontrare Saul; ma vennero a dire a Samuele: «Saul è andato a Carmel, e là si è fatto un monumento; poi se n'è ritornato e, passando da un'altra parte, è sceso a Ghilgal».
13 Samuele andò da Saul; e Saul gli disse: «Il SIGNORE ti benedica! Ho eseguito l'ordine del SIGNORE».
14 Samuele disse: «Che cos'è dunque questo belar di pecore che mi giunge agli orecchi e questo muggire di buoi che sento?»
15 Saul rispose: «Sono bestie condotte dal paese degli Amalechiti; perché il popolo ha risparmiato il meglio delle pecore e dei buoi per farne dei sacrifici al SIGNORE, al tuo Dio; il resto, però, l'abbiamo votato allo sterminio».
16 Allora Samuele disse a Saul: «Basta! Io ti annuncerò quel che il SIGNORE mi ha detto stanotte». Saul gli disse: «Parla».
17 Samuele disse: «Non è forse vero che quando ti consideravi piccolo sei diventato capo delle tribù d'Israele, e il SIGNORE ti ha unto re d'Israele?
18 Il SIGNORE ti aveva affidato una missione, dicendo: "Va', vota allo sterminio quei peccatori degli Amalechiti, e fa' loro guerra finché siano sterminati".
19 Perché dunque non hai ubbidito alla voce del SIGNORE? Perché ti sei gettato sul bottino e hai fatto ciò che è male agli occhi del SIGNORE?»
20 Saul disse a Samuele: «Ma io ho ubbidito alla voce del SIGNORE, ho compiuto la missione che il SIGNORE mi aveva affidata, ho condotto qui Agag, re di Amalec, e ho votato allo sterminio gli Amalechiti;
21 ma il popolo ha preso, fra il bottino, delle pecore e dei buoi come primizie di ciò che doveva essere sterminato, per farne dei sacrifici al SIGNORE, al tuo Dio, a Ghilgal».
22 Samuele disse: «Il SIGNORE gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l'ubbidire alla sua voce? No, l'ubbidire è meglio del sacrificio, dare ascolto vale più che il grasso dei montoni;
23 infatti la ribellione è come il peccato della divinazione, e l'ostinatezza è come l'adorazione degli idoli e degli dèi domestici. Poiché tu hai rigettato la parola del SIGNORE, anch'egli ti rigetta come re».
Confrontiamo quest'episodio veterotestamentario con un interessante episodio evangelico, riportato in Matteo 26:5-16, Marco 14:3-11 e Giovanni 12:1-11 (Luca 7:36-50 lo riferisce in modo diverso); la versione per me più interessante è quella di Giovanni 12:1-11, e ve la riporto:
01 Gesù dunque, sei giorni prima della Pasqua, andò a Betania dov'era Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti.
02 Qui gli offrirono una cena; Marta serviva e Lazzaro era uno di quelli che erano a tavola con lui.
03 Allora Maria, presa una libbra d'olio profumato, di nardo puro, di gran valore, unse i piedi di Gesù e glieli asciugò con i suoi capelli; e la casa fu piena del profumo dell'olio.
04 Ma Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse:
05 «Perché non si è venduto quest'olio per trecento denari e non si sono dati ai poveri?»
06 Diceva così, non perché si curasse dei poveri, ma perché era ladro, e, tenendo la borsa, ne portava via quello che vi si metteva dentro.
07 Gesù dunque disse: «Lasciala stare; ella lo ha conservato per il giorno della mia sepoltura.
08 Poiché i poveri li avete sempre con voi; ma me, non mi avete sempre».
09 Una gran folla di Giudei seppe dunque che egli era lì; e ci andarono non solo a motivo di Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti.
10 Ma i capi dei sacerdoti deliberarono di far morire anche Lazzaro,
11 perché, a causa sua, molti Giudei andavano e credevano in Gesù.
La somiglianza dell'episodio evangelico con quello veterotestamentario è qui molto evidente: Giuda Iscariot (nelle versioni di Matteo e Marco sono gli astanti in genere) ragiona come Saul - non vuole distruggere dei beni di grande valore che potrebbero sovvenire ai bisogni del popolo, ma così mette in discussione la volontà del Signore, ed esce dal suo progetto di salvezza. Non c'è neanche bisogno di un Samuele che glielo dica - nelle versioni di Matteo e Marco Giuda Iscariot se ne rende conto da solo e ne trae le tragiche conseguenze.
Cosa diceva Giacobbe di Beniamino? "È un lupo rapace; / la mattina divora la preda / e la sera spartisce le spoglie".
Sembra che il "vizio capitale" (cioè la radicata inclinazione) più pericoloso non sia la lussuria (come in Ruben - se fosse anche il caso di Simon Pietro non lo so, però è l'unico apostolo di cui si ricorda che era sposato [Matteo 8:14-15; Marco 1:30-31; Luca 4:38-39], e quindi per lui può essere stato fondamentale l'aver "incanalato" la propria libido in modo socialmente accettabile), e nemmeno l'ira (come in Simeone e Levi, Giacomo e Giovanni figli di Zebedeo), ma l'avarizia, ovvero, il voler accumulare più del necessario, vizio del beniaminita Saul e di Giuda Iscariot.
La pastora Laura Testa non è molto d'accordo: nella Bibbia (AT ed NT) l'infedeltà sessuale viene spesso paragonata a quella religiosa; quindi la colpa di Ruben non entra in rapporto solo con una possibile debolezza di Pietro, ma anche con il suo triplice rinnegamento di Gesù. Pietro avrebbe dovuto essere il "koinonos = compagno" di Gesù (vedi oltre), ed invece lo rinnega ed abbandona. Né Ruben né Pietro commettono peccati di poco conto.
La versione giovannea contiene un curioso dettaglio che manca alle altre: accusa Giuda Iscariot di essere un ladro - ovvero approfittava del suo ruolo di tesoriere per rubare dalla borsa.
Non mancano i ladri nella Bibbia, ma in Genesi 44 c'è un episodio singolare: all'inizio del capitolo Giuseppe ordina al maggiordomo di nascondere la sua coppa d'argento nel sacco di Beniamino, e più avanti nel capitolo fa fermare la carovana dei suoi fratelli, perquisire i loro sacchi, e poiché viene trovata la coppa nel sacco di Beniamino, questi viene accusato di essere un ladro e Giuseppe vorrebbe trattenerlo come ostaggio alla corte del Faraone.
L'autore del Vangelo secondo Giovanni ha inserito il dettaglio di Giuda Iscariot ladro per creare un rimando a Beniamino (che, tra parentesi, una madre ladra ce l'aveva davvero - cfr. Genesi 31:17-35)?
Secondo la pastora Laura Testa, il legame tra Giuda Iscariot e Beniamino è calzante: Giuda viene descritto (soprattutto nei racconti dell'Ultima Cena) come "intimo" di Gesù e Beniamino è il prediletto di Giacobbe e figlio dell'amata Rachele. Giuda Iscariot inoltre ha il compito di tradire/consegnare Gesù alla posterità come agente di salvezza - senza di lui, Gesù sarebbe solo una curiosità storica.
L'interpretazione più accreditata di "Iscariot" è che venga dall'ebraico "Ish-Qeriot = Uomo di Qeriot", una città che si trovava (ora ne restano solo i ruderi, tra cui una chiesa di età bizantina) a mezza strada tra Hebron ed Arad (in pieno territorio di Giuda), esplicitamente assegnata alla tribù di Giuda da Giosuè 15:25 - se Giuda Iscariot è ricollegabile a Beniamino, non è per il suo luogo di nascita.
La pastora Laura Testa ha anche osservato che ai 12 figli di Giacobbe deve affiancarsi la loro sorella Dina, e che per completare il parallelo, ci vorrebbe una tredicesima apostola - Maria di Magdala o Maddalena.
Lei è strettamente legata a Gesù secondo il Vangelo (gnostico) di Filippo, che descrive Gesù come "koinonos = compagno" di lei, e secondo il Vangelo (gnostico) di Maria, che la descrive destinataria di una visione speciale, ma mostra anche gli apostoli Pietro ed Andrea che rifiutano di crederle, tanto più che a Pietro pare inverosimile che Gesù l'avesse amata più dei discepoli ed avesse detto a lei quello che non disse a loro.
Non posso affrontare l'argomento del genere femminile eclissato nei secoli dalle chiese cristiane (e dalle denominazioni ebraiche) - pastore e teologhe, rabbine ed esegete lo stanno facendo meglio di me; avverto solo i lettori frettolosi del "Codice Da Vinci" che la parola greca "koinonos", e gli equivalenti copti che si trovano nel Vangelo di Filippo, sono ambigui almeno quanto la parola italiana.
Pertanto, non saltate subito alla conclusione che il rapporto tra Gesù e Maria di Magdala fosse erotico - è possibile, ma non sicuro; di sicuro secondo questo Vangelo Maria di Magdala godeva di una posizione molto più alta di quello che lasciano intendere i Vangeli canonici, e magari condivideva proprio il ministero di Gesù, cosa che agli altri apostoli non garbava.
Tornando ai testi canonici, un altro personaggio biblico discendente (non più figlio - sono passati dei secoli) di Chis, della tribù di Beniamino, è Mardocheo (Ester 2:5), protagonista insieme con la nipote (e moglie, secondo un midrash) Ester dell'omonimo libro. La tradizione ebraica dice che Aman discendeva dagli Amalechiti che Saul avrebbe risparmiato in 1 Samuele 15 (*), e quindi Mardocheo si sarebbe trovato obbligato a riprendere il lavoro di Saul, sconfiggendo la nuova incarnazione dell'eterno nemico d'Israele.
Mentre per i patriarchi le mogli sono un problema, per Mardocheo Ester si dimostra valida consigliera ed agente attivo della salvezza del popolo ebraico. Non per nulla le femministe ebree (quasi tutte le ebree) la prendono a modello.
Un'altra persona che meriterebbe un'indagine sui legami con Beniamino sarebbe Paolo, che in Romani 11:1 si dichiara proprio della tribù di Beniamino, cosa che stupisce gli studiosi ebrei, per i quali dichiararsi appartenenti ad una tribù già alla sua epoca non aveva più senso. Occorrerebbe chiedersi se e fino a che punto Paolo si sentisse il continuatore dell'opera dei discendenti di Beniamino citati sopra, per dare senso a questa rivendicazione.
Potrebbe essere (ma non ci credo molto) un'allusione al suo nome ebraico Shaul = Saul, nome che continua ad essere usato dagli ebrei anche se rappresenta un re che ha perso il favore divino, ma che ha svolto un ruolo fondamentale nella storia d'Israele, e non va perciò dimenticato.
Raffaele Yona Ladu
Ebre@ umanista gendervague
Soci@ di Autistic Self-Advocacy Network
(*): Il testo biblico dice che Saul aveva sterminato tutti gli amalechiti tranne il loro re Agag - e questo è sospetto: perché risparmiare il loro re? Probabilmente per esigere un riscatto dai suoi sudditi ancora vivi e liberi, in denaro oppure sotto forma di un trattato di pace. Quindi c'erano ancora amalechiti in circolazione, ed il fatto che dopo il rimprovero di Samuele Saul faccia squartare Agag non vuol dire che questi non ci siano più, vuol dire che Saul rinuncia a chiedere loro un riscatto. Ed infatti in 1 Samuele 28:16-19 viene rimproverato a Saul di non averli uccisi tutti.
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