Albero della conoscenza, qiddush, eucarestia









Questo articolo è la continuazione di [0], in cui partivo da quello che la Qabbalah dice delle conseguenze (ed opportunità) della concreta possibilità (per chi ci crede, ovviamente) che un umano mangi la carne di un animale in cui si è reincarnato un altro umano, e ritenevo possibile partire da lì per abbozzare una dottrina cabalistica dell’eucarestia.

Non che mi voglia convertire dall’ebraismo al cristianesimo (sarebbe a dire il vero un ritorno), ma giocare con le idee mi ha sempre affascinato, e non credo che idee come questa possano scalzare una fede ebraica convinta – semmai possono stimolare i cristiani a ristudiare i loro dogmi, cosa benefica a loro e di nessun danno per gli altri.

Devo ora chiedere al lettore venia della lunga citazione, tratta dal Talmud Babilonese, trattato Berakhot, pagina 40a [1]:
Abbiamo appreso nella Mishnah: “Chi recita la benedizione ‘… che crea i frutti dell’albero’ sui frutti della terra, non ha adempiuto all’obbligo”. La Gemarah chiede: “È ovvio, perché i frutti della terra non ricadono nella rubrica degli alberi”. Ma rav Nachman bar Yitzchaq disse: “Questa massima nella Mishnah è necessaria solo secondo l’opinione di rav Yehudah, che in altro contesto ha detto che il grano è un tipo di albero, come ci ha insegnato una baraita [brano omesso dalla Mishnah, ma ricuperato nella Gemarah, NdRYL]: ‘L’albero da cui mangiò Adamo, il primo uomo, rav Meir dice che: ‘Era la vite, dato che nulla porta più lamenti e guai all’uomo, perfino oggi, del vino, come si dice a proposito di Noé: ‘e bevve del vino; s'inebriò …’ (Genesi 9:21 – Nuova Riveduta)’. Rav Nechemyah dice: ‘Era un albero di fico, dacché con l’oggetto con cui furono corrotti e peccarono furono riabilitati, com’è scritto: ‘… unirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture’ (Genesi 3:7 – Nuova Riveduta) Debbono aver preso le foglie dall’albero più vicino alle loro mani, l’albero della conoscenza. Rav Yehudah dice: ‘Era grano, perché anche oggi il bimbo non sa come chiamare il padre o la madre finché non assaggia il sapore del grano’’”.
In questa citazione abbiamo tre rabbini che esprimono la loro opinione sull’Albero della Conoscenza del Bene e del Male:
  • Rav Meir dice che era la vite;
  • Rav Nechemyah dice che era il fico;
  • Rav Yehudah dice che era il grano (considerato in questo caso un albero).
Dalla vite si fa il vino, dal grano si fa il pane, ed il fico è “l’oggetto con cui furono corrotti e peccarono” ma anche “furono riabilitati” Adamo ed Eva.

Un teologo cristiano viene sicuramente colpito da questa definizione del fico, e sapere, grazie a [2], che ci sono diversi midrashim in cui il fico viene esplicitamente paragonato alla Torah conferma la sua impressione.

Il cristianesimo (specialmente quello protestante e riformato) vede la Parola come Evangelo e come Legge: la Legge ci obbliga a riconoscerci irrimediabilmente colpevoli davanti a Dio, l’Evangelo ci offre la Sua giustificazione.

Per i cristiani riformati che seguono l’insegnamento di Karl Barth (1886-1968), non solo la Legge è in funzione dell’Evangelo, ma l’Evangelo precede la Legge. Per esempio, Esodo 20:2 inizia il Decalogo dicendo:
“Io sono il SIGNORE, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù”. (Nuova Riveduta)
Prima Dio proclama il suo messaggio di libertà (Evangelo), poi spiega a chi lo riceve come comportarsi in modo da dimostrarsi libero (Legge – o meglio, il “Terzo Uso della Legge” per i cristiani riformati).

L’affermazione, astraendo ovviamente dai termini cristiani di “Evangelo” e “Legge”, mi pare plausibilissima anche in campo ebraico – quando avrò un po’ di tempo aggiungerò delle pezze d’appoggio tratte dalla Bibbia ebraica e da alcuni commenti ebraici.

Tornando al brano talmudico, le opinioni dei tre rabbini vengono presentate come incompatibili, anche se egualmente plausibili, ma io penso che non sia necessario scegliere tra loro tre: come mostra [3], è possibile innestare diverse specie di rami in un solo tronco, ed un albero prodigioso può non avere gli ostacoli biologici che impediscono agli altri di far crescere in sé grappoli d’uva, frutti del fico, spighe di grano.

A questo punto ci troviamo alle prese con un albero che produce le specie eucaristiche (l’uva da cui si fa il vino, il grano da cui si fa il pane), ed un frutto che simboleggia la Torah/Parola. E quello che scrisse Paolo in 1 Corinzi 11:27:
“Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore”. (Nuova Riveduta)
Potrebbe essere la spiegazione anche del peccato di Adamo – l’Albero della Conoscenza produceva dei mezzi di santificazione, ma Adamo ed Eva non erano in quel momento preparati a riceverli.

I cattolici (come spiegato in [4]), e tutti i cristiani, vedono nella proibizione di mangiare dai frutti dell’Albero della Conoscenza il divieto di usurpare la funzione divina, e tale proibizione quindi aveva valore eterno – non poteva esistere un uso lecito dei frutti di quell’albero. Inoltre, il pane ed il vino non potevano avere valore eucaristico perché Gesù non aveva ancora istituito quel sacramento. L’ipotesi proposta da me viene quindi respinta, e rischio (metaforicamente!) di far compagnia a Michele Serveto [5].

La Qabbalah si permette di dissentire – vi copio un brano di [6], che presume che l’albero fosse la vite:
A proposito del Tiqqun, la tradizione mistica ebraica insegna che, se Adamo ed Eva avessero atteso tre ore ed avessero utilizzato il frutto suddetto per compiere la santificazione del giorno santo dello Shabbat con la cerimonia del Kiddush, non vi sarebbe stata alcuna punizione perché in questo caso inseriti nell'ambito del divino e della santità non sottoposti al male del peccato: secondo un'opinione il frutto è infatti l'uva da cui si ricava il vino con cui gli Ebrei celebrano appunto il Kiddush nel venerdì sera, sera con cui inizia il giorno dello Shabbat, e durante il primo pranzo del giorno del sabato.

L'imposizione di tale divieto valeva infatti solo fino ad un certo momento con la concessione che poi l'uva venisse appunto utilizzata per il Kiddush.

Anche l'Arizal afferma che, quando Eva offrì il succo d'uva dell'albero della conoscenza del bene e del male ad Adamo ed egli ne ingerì la parte con la feccia, attraverso quest'atto nel peccato i due compromisero maggiormente la propria integrità nella disobbedienza a Dio. La tradizione ebraica spiega che Adamo ed Eva non avrebbero ricevuto alcuna punizione se avessero atteso tre ore ed avessero utilizzato il frutto per santificare il giorno, primo Sabato della Creazione.

Secondo il Talmud Noè avrebbe dovuto rettificare il succo d'uva bevuto anche da Adamo: egli però, anziché renderlo santo, commise lo stesso errore ubriacandosi; secondo alcuni la vite venne sradicata dal Gan Eden come Adamo ed Eva, secondo un'altra opinione essa si trovava in Terra di Israele ma Noè la portò fuori da essa piantandola e godendone il succo del frutto nato il giorno stesso.
Avevo già notato che l’eucarestia cristiana somiglia molto al qiddush ebraico [7], in cui viene benedetto il vino, e spesso il pane in aggiunta od al suo posto (in teoria, come nota [7], se oltre al vino c'è il pane, si dovrebbe benedire prima questo, come fece Gesù; il pane però di solito viene allora coperto, in modo che rimanendo nascosto “passi il turno” e permetta di benedire prima il vino), la sera della vigilia ed il mattino del Sabato e delle Feste; la cosa migliore da fare per far buon uso di queste intuizioni in una facoltà teologica cristiana (con l’obbiettivo di studiare, non di sconvolgere equilibri teologici plurimillenari) mi pare questa:
  1. Provare che Gesù, istituendo l’eucarestia, riprese il rituale ebraico del qiddush dandogli un nuovo significato – probabilmente lo hanno già fatto molti studiosi più ferrati di me, quindi basterà citarli;
  2. Spiegare storia e struttura del qiddush, sulla base delle fonti ebraiche (ed anche cristiane, se del caso), in modo da spiegare perché Gesù si è ispirato a quello, e quali rapporti stabilisce la tradizione ebraica tra il qiddush e l’Albero della Conoscenza (non ci si può accontentare di una pagina di Wikipedia in una tesi universitaria).
  3. Indagare sull’Albero della Conoscenza nella patristica – nella migliore delle ipotesi trovo delle consonanze generalmente ignorate con la tradizione ebraica, nella peggiore rimarco la differenza tra ebrei e cristiani in proposito.
Una tesi siffatta aiuta a saziare la sete di conoscenza, non di polemiche, e potrebbe essere anche apprezzata.

Raffaele Yona Ladu
Ebre* umanista gendervague
Soci* di Autistic Self Advocacy Network

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