L'AsperFamiglia Martin - 1/3 - I genitori
Le persone autistiche vengono spesso trattate male dai loro direttori spirituali, e questo ed altri articoli vogliono invece dimostrare che l’autismo, pur esigendo cautele, non impedisce assolutamente nulla, come mostrano alcune persone che sono diventate sante anche grazie al loro autismo.
Ho pensato di cominciare l’indagine da una santa molto conosciuta, Thérèse Martin (1873-1897), nota come Santa Teresa del Bambin Gesù e del Volto Santo, proclamata santa nel 1925, patrona delle missioni nel 1927, dottore della chiesa nel 1997.
Oltre a lei esaminerò la sua famiglia, ed in particolare tre persone: il padre Luis (1823-1894), la madre Marie-Azélie Guerin (1831-1877), la sorella Léonie (1863-1941); i genitori sono stati proclamati santi nel 2015, e sempre nel 2015 è stata introdotta la causa di beatificazione di Léonie.
Oltre a Léonie e Thérèse, Luis e Marie-Azélie ebbero altre tre figlie che giunsero all’età adulta: Marie (1860-1940), Pauline (1861-1951), Céline (1869-1959); e quattro figli che morirono in tenera età: Marie-Hélène (1864-1870), Marie-Joseph-Louis (1866-1867), Marie-Joseph-Jean-Baptiste (1867-1868), Marie-Mélanie-Thérèse (nata e morta nel 1870).
Di Luis e Marie-Azélie [1] è noto che avrebbero voluto entrambi entrare in un ordine religioso, ma furono respinti: lui perché non conosceva il latino, lei forse per la sua cagionevole salute. Ciò non li rese meno devoti, e Marie-Azélie formulò questa famosa preghiera:
“Mio Dio, giacché non son degna di essere vostra sposa, come mia sorella, entrerò nello stato matrimoniale per compiere la vostra santa volontà. Allora ve ne prego, datemi molti bambini e che essi vi siano tutti consacrati”.
Si può dire che fu esaudita, perché tutte le cinque figlie adulte divennero monache: Léonie visitandina a Caen, le altre carmelitane scalze a Lisieux.
Quello che mi propongo di mostrare è che Luis e Marie-Azélie erano persone Asperger, con un “interesse speciale” di tipo autistico per la fede, la devozione e la vita consacrata, che non poterono soddisfare personalmente appieno, ma creò un’affinità elettiva tra loro (il 50% degli Asperger sposa un altro Asperger) e fu trasmesso alle figlie, che lo seppero invece realizzare.
Fu trasmesso in due modi: la sindrome è ereditaria al 50% circa, ed uno dei suoi sintomi è il coltivare degli “interessi speciali” – ma la scelta degli interessi dipende dall’ambiente, ed in particolar modo dall’educazione.
Preciso che il vivere la fede come un “interesse speciale” non vuol dire che essa sia inautentica – vuol dire che il soggetto cura il proprio sentimento religioso allo stesso modo in cui un intellettuale od uno sportivo curano le proprie discipline preferite. Io cerco di capire fino a che punto i tratti autistici abbiano sostenuto la vita religiosa della famiglia Martin – non pretendo di scoprire il segreto della loro santità, e non voglio ridurre la loro vita ad una diagnosi medica.
Se non sono molto evidenti i tratti autistici in Luis (aveva anche tratti ADHD che confondono la diagnosi e gli facilitavano il dissimulare quelli autistici), sono molto evidenti nel caso di Marie-Azélie Guerin, la moglie.
Infatti, si dice che il padre di lei avesse “modi burberi e militari” e la madre “eccessivo rigorismo ed intransigenza” – quello che ci si aspetta da una coppia di genitori Asperger di non eccelso funzionamento, ed in quelle che Bruno Bettelheim avrebbe chiamato “madri frigorifero” [2]. E Marie-Azélie ebbe un’infanzia segnata da emicranie, problemi di salute, sofferenze morali – tutte cose che l’autismo favorisce di certo.
Si dice che le persone autistiche abbiano un “sesto senso” [3] (vale soprattutto per le donne, e non è il mio caso), ed in molte di loro la capacità di intuire ciò che è nascosto diventa apertura verso il sovrannaturale [4] – almeno due “locuzioni interiori” hanno cambiato la vita a Marie-Azélie: la prima quando ha scelto il proprio mestiere (merlettaia del punto d’Alençon), la seconda quando ha incontrato il futuro marito Luis.
La merlettaia (così come l’orologiaio ed il gioielliere per Luis) è un bel mestiere per un Asperger senza disprassie (disturbi del movimento), ma il merletto d’Alençon (patrimonio dell’umanità UNESCO dal 2010) ha una difficoltà: il manufatto è in realtà un mosaico di tanti piccoli pizzi uniti insieme – senza errore.
Una merlettaia come Marie-Azélie perciò doveva concordare con il cliente le caratteristiche del merletto, dividere la fabbricazione dei singoli pezzi tra una schiera di operaie specializzate, controllare il risultato ed unire i pizzi.
Qui non ci vuole soltanto abilità manuale ed attenzione ai dettagli: occorre anche la capacità di organizzare il lavoro proprio ed altrui, cosa in cui molte donne Asperger sono carenti – a meno che non abbiano un livello di funzionamento assai elevato.
Questo si esprime anche nel modo in cui trattano i figli: una madre Asperger di medio livello si fa riconoscere per la rigidità; una di livello più elevato, pur esigendo molto dai figli, tiene conto delle loro debolezze e peculiarità, e cerca di creare per loro un percorso pedagogico individualizzato.
Così agiva la segretaria di una compagnia aerea che ho conosciuto (lei non curava solo la corrispondenza e gli impegni del capo – assumeva tutto il personale amministrativo, e quando c’era da creare un nuovo collegamento aereo internazionale, era lei che pensava a tutto), così faceva Marie-Azélie.
Lei era comunque una donna “schiva, solitaria e contemplativa”, che preferiva stare alla finestra a lavorare ai suoi merletti, non amava per niente viaggiare e cambiare abitudini, ed invece amava molto la sua quotidianità.
Questo è stato interpretato come segno di “abnegazione totale”, ma riserverei questa locuzione ad altre situazioni in cui lei ha dato prova di virtù eroiche, non al disagio che una persona autistica prova quando viene rimossa dal suo ambiente abituale, ed alla rassicurazione che prova nella routine.
Luis era figlio di un capitano dell’esercito, ed era un uomo molto coraggioso: salvò nella sua vita diverse persone dagli incendi e dall’annegamento, e la sua scelta religiosa si indirizzò verso l’Ospizio del Gran San Bernardo, in cui i canonici regolari agostiniani dovevano all’occorrenza salvare i viaggiatori travolti dalla neve (ora c’è il tunnel stradale – sono poche le persone che adesso si mettono in pericolo salendo il valico).
Questo ardimento, e la prontezza e solerzia con cui soccorreva i bisognosi in ogni modo, non sono facili da trovare in un autistico puro, ma molte persone autistiche hanno anche tratti ADHD, ovvero del Disturbo da Deficit d’Attenzione ed Iperattività, che rendono molto vigili, energici e pronti ad intervenire al bisogno – spesso però il troppo stroppia (perché la vigilanza diventa distraibilità, l’energia irrequietezza, e la prontezza impulsività), e lo stesso Luis dovette porsi come obbiettivo il domare la sua “irruenza”.
Ritengo che Luis fosse autistico non solo per la donna che aveva sposato, e per le figlie che ha avuto, ma anche perché, ad onta del suo coraggio, preferiva la vita devota, ed il mestiere di orologiaio e gioielliere, con cui avrebbe mantenuto la famiglia.
La vita devota significava per lui non solo partecipare ai riti religiosi, in chiesa ed in famiglia, e frequentare associazioni cattoliche ed altre persone devote, ma anche ritirarsi ogni tanto nel “Pavillon”, una tenuta in cui meditava e pescava – due cose da praticarsi in silenzio e magari in solitudine, come si addice ad una persona Asperger che cerchi di “ricaricarsi”.
Di Luis si dice che fosse un padre affettuoso, ma anche rigoroso: esigeva dalle figlie un abbigliamento decoroso, un linguaggio curato, un comportamento dignitoso (ed anche modesto), una religiosità devota; si sottometteva spesso a mortificazioni corporali (per esempio, evitando di avvicinarsi al camino per scaldarsi), e lo stile di vita della famiglia era la parsimonia per sé e la generosità per il prossimo.
Va studiato con attenzione il rapporto amoroso tra Luis e Marie-Azélie. Si erano sposati nel 1858, appena tre mesi dopo il loro primo incontro, ed avevano una differenza di età di 8 anni – poiché era lui il più vecchio, nessuno ci ha fatto caso, ma era una differenza che cominciava a diventare importante, come quella tra molti coniugi Asperger.
Ma la cosa più notevole è che i primi dieci mesi del loro matrimonio furono passati in piena continenza. È vero che si prescriveva agli sposi allora di astenersi e pregare per i primi tre giorni di matrimonio (perché Girolamo, nel tradurre per la Vulgata il Libro di Tobia, aveva inserito dei versetti secondo cui Tobia e Sara, nei primi tre giorni di matrimonio, avevano fatto appunto questo), ma non si passa da tre giorni a dieci mesi senza motivo!
Sembra che le cose siano andate così: Luis non aveva alcun interesse per il sesso, Marie-Azélie solo a scopo procreativo – e quando le si spiegò come si fanno i bambini, lei decise di lasciar perdere.
L’obbiettivo dei coniugi Martin era di unire le loro anime, non i loro corpi, come se loro due fossero stati dei monaci e non dei coniugi – e la teologia cattolica dell’epoca (ora dà più rilievo alla corporeità ed alla sessualità) apprezzava questo atteggiamento.
Poiché però poche erano le famiglie che seguivano questo modello di virtù, devo pensare che i due coniugi avessero ricevuto un aiuto inconsueto, che rese necessario l’intervento del loro confessore il primo anniversario di matrimonio per convincerli che i rapporti sessuali, banditi dalla vita monastica, sono invece necessari in quella coniugale.
Se ci sono persone autistiche ipersessuali (specialmente quelle che hanno tratti della Sindrome di Tourette oltre a quelli propriamente autistici: è il caso dell'attore Dan Aykroyd, e potrebbe essere stato quello di Wolfgang Amadeus Mozart - guarda caso, il mio compositore preferito), è ben più facile trovare tra loro persone asessuali, ovvero in cui il desiderio sessuale non si traduce in attrazione per altre persone.
Asessuale (privo di attrazione sessuale) non vuol dire però aromantico (non propenso ad innamorarsi): molti asessuali si innamorano, stabiliscono relazioni intime, e si sposano. Molti di questi matrimoni rimangono “bianchi”, ma in altri casi si hanno dei rapporti completi, fatti o per compiacere il coniuge non-asessuale, oppure per generare dei figli.
Questo credo sia stato il caso di Luis Martin e Marie-Azélie Guerin: erano innamorati l’uno dell’altra, ma non era per mutua attrazione e con l’obbiettivo del mutuo piacere che avevano rapporti sessuali.
Una cosa che ha molto provato i coniugi Martin è stata la morte prematura di quattro dei loro nove figli; non ho trovato finora testimonianze su come Luis ha gestito il lutto, ma Marie-Azélie ne ha lasciate un po’, e mostrano un lutto affrontato in modo atipico.
Alla morte del figlio Marie-Joseph-Jean-Baptiste, la figlia Marie riferirà della mamma:
“Vedo ancora nella stanza la sua piccola bara. La mamma aveva messo una corona di rose bianche e diceva guardandola. ‘Mio Dio, bisogna metterla nella terra!? Ma poiché voi lo volete, che la vostra volontà sia fatta’. Che coraggio! Che fede! Avevo otto anni e questo spettacolo si è impresso profondamente nel mio cuore; guardavo la mamma con ammirazione. Non piangeva, non poteva piangere in queste circostanze e la sua stupefacente energia faceva dire alla gente che non soffriva per la morte dei suoi figli, che la sua fede era talmente grande che era felice di donarli al buon Dio”.
La gente si sbagliava - poco dopo sarebbe morto anche il padre, e queste sono le parole di Marie-Azélie:
“Bisogna bene essere ragionevoli e rassegnarsi alla volontà di Dio. Io predico agli altri e non sono molto ragionevole io stessa. Sabato cercavo mio padre dappertutto; mi sembrava di andare a trovarlo, non mi potevo figurare che ne ero separata per sempre. Ieri sono andata al cimitero; al vedermi sarebbe detto: ecco la persona più indifferente del mondo. Ero in ginocchio ai piedi della sua tomba, ma non potevo pregare. Alcuni passi più lontano, m’inginocchiavo su quella dei miei due angioletti: la stessa indifferenza apparente … Ho percorso una strada che avevo fatto cinque settimane or sono con il mio piccolo bambino e con mio padre e non potrei dirle tutto quello che ho provato. Non badavo a nulla di quello che accadeva intorno a me; riguardavo i posti dove mio padre si era seduto. Restavo là in piedi, quasi senza pensieri. Mai in vita mia mi ero sentita il cuore così stretto. Arrivata a casa non ho potuto mangiare, mi sembrava che qualunque disgrazia mi avrebbe trovata insensibile”.
Le persone Asperger vivono il lutto in modo alquanto diverso dalle neurotipiche; secondo [5] (vedi anche [6] e [7]) tre sono gli stadi del lutto di una persona Asperger (spesso provati tutti insieme):
- Shock, torpore, negazione.
- Disperazione, turbamento ed afflizione acuta. Questo può comprendere rabbia, colpa, ansia, paura, panico, depressione, dolore fisico, disturbi dell’appetito, fiato corto, malattia, aumentato bisogno di sonno oppure insonnia, iperattività, incubi, regressione, perdita di abilità.
- Recupero, che comprende l’accettazione, risoluzione dell’afflizione, quando il superstite può pensare al defunto senza dolore né rabbia e ricordare positivamente il tempo trascorso insieme.
La descrizione si addice ai lutti di Marie-Azélie Guerin qui descritti. E capita spesso che una persona Asperger al funerale di una persona cara non pianga – non perché non provi nulla, ma perché quello che prova non riesce ad esprimerlo, come ben descrive Marie-Azélie.
Raffaele Yona Ladu
Note e link:
[1] Le informazioni su Luis Martin e Marie-Azélie Guerin le ho tratte dal libro "Luigi e Zelia Martin. Genitori degni del cielo", di Vera De Dominicis, pubblicato da Shalom Editore nel 2008 (e ritoccato nel 2015, quando i coniugi Martin furono canonizzati).
[2] Bruno Bettelheim, tra i suoi demeriti, ha l’aver coniato la locuzione “madre frigorifero” e l’aver incolpato le madri di aver causato l’autismo dei figli con il loro comportamento. In realtà le varie forme di autismo sono a predisposizione ereditaria, e l’ipotesi più probabile è che sia un’ereditarietà poligenica: le persone autistiche ereditano dei geni diffusi in tutta la popolazione, i quali causano ognuno una minuscola modifica alla struttura cerebrale ed al comportamento – ma in molte persone l’effetto cumulativo non è più trascurabile, e sono quelle che ricevono una diagnosi di “disturbo dello spettro autistico”. È perciò abbastanza probabile che la madre di una persona autistica sia autistica ella stessa, ed abbia magari il comportamento rilevato da Bettelheim – non è una gran fortuna avere una madre così, ma non può rendere autistico nessuno soltanto allevandolo. Non è facile trovare a Bettelheim delle attenuanti per questo svarione: Hans Asperger si era reso conto già nel 1943 che il fatto che i genitori somigliassero ai figli che erano affidati alle sue cure significava che la sindrome doveva essere ereditaria.
[3] Sulle donne Asperger si consiglia il libro “Aspergirls” di Rudy Simone, Armando Editore.
[4] Olga Bogdashina ha scritto il libro “Autismo e spiritualità”, pubblicato da Giovanni Fioriti Editore.
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