Pane della presenza e spighe di grano

Mi permetto qui alcune considerazioni su questo brano evangelico [salvo diversa indicazione, le traduzioni vengono dalla versione La Nuova Riveduta, opera della Chiesa Evangelica Valdese, ma i link rimandano a tutte le versioni riportate nel sito LaParola.Net]:


23 In un giorno di sabato egli passava per i campi, e i suoi discepoli, strada facendo, si misero a strappare delle spighe.
24 I farisei gli dissero: «Vedi! Perché fanno di sabato quel che non è lecito?»
25 Ed egli disse loro: «Non avete mai letto quel che fece Davide, quando fu nel bisogno ed ebbe fame, egli e coloro che erano con lui?
26 Com'egli, al tempo del sommo sacerdote Abiatar, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani di presentazione, che a nessuno è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche a quelli che erano con lui?»
27 Poi disse loro: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato;
28 perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato».

L'episodio della vita di Davide a cui si riferisce il brano è qui narrato:


1 Davide andò a Nob dal sacerdote Aimelec; Aimelec gli venne incontro turbato e gli disse: «Perché sei solo e non hai nessuno con te?»
2 Davide rispose al sacerdote Aimelec: «Il re mi ha dato un incarico e mi ha detto: "Nessuno sappia nulla dell'affare per cui ti mando e dell'ordine che ti ho dato"; e quanto alla mia gente, le ho detto di trovarsi in un dato luogo.
3 Ora che hai qui a portata di mano? Dammi cinque pani o quelli che si potrà trovare».
4 Il sacerdote rispose a Davide, e disse: «Non ho sotto mano del pane comune, ma c'è del pane consacrato; i giovani si sono almeno astenuti da contatto con donne?»
5 Davide rispose al sacerdote: «Da quando sono partito, tre giorni fa, siamo rimasti senza donne, e quanto ai vasi della mia gente erano puri; e se anche la nostra missione è profana, essa sarà oggi santificata da quel che si porrà nei vasi».
6 Allora il sacerdote gli diede del pane consacrato, perché non c'era là altro pane tranne quello della presentazione, che era stato tolto dalla presenza del SIGNORE, perché fosse sostituito con pane caldo nel momento in cui veniva preso.


Per prima cosa Meier avverte che questo episodio evangelico è il quarto di una serie di cinque dispute tra Gesù ed i farisei (Marco 2:1-3:6), di cui la terza è l'asse di simmetria del gruppo: la prima (Marco 2:1-12) e la quinta (Marco 3:1-6) sono occasionate da una guarigione, la seconda (Marco 2:15-17) e la quarta (quella di cui sto parlando - Marco 2:23-28) hanno a che fare con l'alimentazione, la terza parla del digiuno, che gli ebrei pii di allora (vedi anche Luca 18:11-12) e di oggi praticano due volte la settimana (vedi qui), come i pii musulmani (vedi qua).

È improbabile che le cinque dispute si siano svolte nel preciso ordine in cui vengono riferite - la disposizione scelta dall'evangelista ha uno scopo retorico e non cronologico, e Meier ritiene inoltre che questa disputa sulle spighe piluccate di sabato non sia mai avvenuta.

Il principale argomento di Meier è che la citazione di Marco 2:25-26 non rende fedelmente il brano biblico che richiama (1 Samuele 21:1-6), ed è improbabile che Gesù potesse aver commesso uno svarione del genere - se fosse accaduto sarebbe stato messo in ridicolo, non in croce, ed il suo movimento religioso si sarebbe squagliato.

Inoltre Meier ha avuto lo scrupolo di controllare non solo il Testo Masoretico, cioè il testo ebraico attuale, ma anche le "versioni alternative" che ci sono giunte dall'epoca di Gesù: la Settanta, i frammenti di Qumran, i Targum - nessuna di queste può essere riassunta al modo del Vangelo secondo Marco.

Altra osservazione di Meier è che una delle limitazioni che impone il sabato agli ebrei che lo osservano è il non allontanarsi di oltre 963,70 metri (secondo i calcoli di questa pagina) da un centro abitato (un centro abitato termina, secondo la legge religiosa ebraica, quando la distanza tra una casa e l'altra supera i 34,21 metri - sempre secondo questa pagina) - è dura pensare che dei farisei pronti a rimproverare altri ebrei per aver violato il sabato si fossero messi a seguire Gesù ed i suoi discepoli fuori città proprio di sabato.

Altro argomento interessante che solleva Meier è questo: perché mai, di tutti gli argomenti a disposizione per affermare il diritto dei discepoli di piluccare le spighe di grano, Gesù ne avrebbe scelto uno che non riguardava il sabato?

A dire il vero, nel Talmud (Menachot 95b-96a) due rabbini discutono se l'incontro di Davide con Aimelec avvenne di sabato o meno (rav Yehuda dice di no, rav Shimon dice di sì) - nel dibattito prendo le parti di rav Shimon, in quanto i pani della presenza (Levitico 24:5-9) che Davide chiede ad Aimelec venivano sostituiti ogni sabato (Levitico 24:8), e subito consumati dai sacerdoti (Levitico 24:9).

Mia moglie si è chiesta come fosse possibile mangiare pane vecchio di una settimana, ed il Talmud (Yoma 38a) aveva già risposto sostenendo che esso veniva preparato dalla famiglia Garmu con una ricetta segreta, che non vollero mai rivelare, ma ne garantiva la freschezza e durata.

Tornando a Davide, se egli si fosse presentato ad Aimelec un altro giorno, questi gli avrebbe dovuto dire che non aveva nulla per lui; uno si può chiedere se Aimelec e gli abitanti della città di Nob vivessero di aria anziché di cibo, e la risposta è che i sacerdoti, come tutti i leviti (gli unici abitanti di Nob), vivevano delle offerte dei fedeli (terumot) - di cui i non leviti non potevano proprio approfittare! Era più facile per Davide convincere Aimelec a dargli i pani della presenza che convincere un levita a dargli qualsiasi altro cibo ci fosse nella sua dispensa!

Meier fa però notare che rav Yehuda e rav Shimon sono degli amorei, ovvero vissuti a partire dal 250 EV, quindi la discussione tra loro due non prova che già all'epoca di Gesù si fosse notata la possibile coincidenza tra la visita di Davide ad Aimelec ed il sabato.

Mi permetto di dissentire, in quanto basta confrontare 1 Samuele 21:1-6 con Levitico 24:5-9 per capire che era quasi sicuro che fosse avvenuto di sabato - bastava secondo me un po' di logica per capirlo, senza bisogno di un lampo di genio. L'obiezione di rav Yehuda nasceva da questa considerazione: fare il pane per scopi profani è vietato di sabato - ma l'obbligo di preparare il pane della presenza sovrasta il precetto sabbatico?

Se così non è, allora bisognava farlo di venerdì - ma questo creava ulteriori problemi. La Mishnah di Menachot 96b infine conclude che la preparazione del pane della presenza sovrasta il precetto sabbatico, e perciò deve essere per forza fatta di sabato. Conclusione che mi pare ragionevole, ed implica che Davide si fosse recato da Aitofel di sabato - perché sapeva che era l'unico momento in cui era possibile trovare in una città della tribù di Levi del cibo a lui permesso, seppur in via del tutto eccezionale.

Un problema interessante per gli studiosi della complessa normativa ebraica sul sabato è che all'epoca di Gesù l'elenco delle attività proibite non era ancora definitivo, e ci si può chiedere se la proibizione biblica di mietere di sabato (Esodo 34:21) fosse già stata estesa allo strappare le spighe dal gambo - nell'ebraismo contemporaneo, certamente, ma questo libro argomenta che "qatzar = mietere", il verbo alla base del termine "qatzir = mietitura" usato da Esodo 34:21, non equivale a "marat = piluccare", e  quest'altro libro aggiunge che la letteratura rabbinica (Mishnah Pesachim 4:8, Tosefta Shabbat 9:17; Talmud Yerushalmi Shabbat 7:2) testimonia che il dibattito era ancora aperto dopo la morte di Gesù.

Riassumendo, la disputa sulle spighe di grano potrebbe essere la testimonianza non solo del contrasto tra i primi cristiani e gli ebrei, ma anche di una controversia tra diverse correnti ebraiche. I discepoli di Gesù probabilmente seguivano l'opinione di chi riteneva lecito piluccare le spighe di grano, ma i farisei erano già orientati a considerarlo vietato.

Sia Gesù che gli ebrei ritengono comunque che il pericolo di vita (od il grave disagio) sospenda le norme della Torah - questo valeva per Davide ed Aitofel, valeva per molte delle persone guarite di sabato da Gesù, valeva per i discepoli colti mentre piluccavano le spighe di grano. Per citare rav 'Aqiva: "Se salvare una vita sovrasta il culto sacrificale [cfr. Matteo 5:23-24], che sovrasta il sabato [cfr. Matteo 12:5], a molto maggior ragione salvare una vita sovrasta il sabato" (Mekhilta d'Rabbi Ishmael, 31:13).

Il detto di Gesù "il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato" è la forma più antica conosciuta (un po' come il "Padre Nostro" è probabilmente una forma arcaica del "Qaddish") del detto rabbinico "il sabato è stato dato a voi e non voi al sabato" (Mekhilta d'Rabbi Ishmael, 31:13) - Meier lo considera autenticamente gesuano, anche se nell'articolo che ho citato non argomenta il perché (Mekhilta d'Rabbi Ishmael, 31:13 lo attribuisce a rav Shimon b. Menassia, vissuto tra il 2° ed il 3° Secolo EV - il che non impedisce che anche Gesù lo abbia pensato e detto), e dice che probabilmente è stato aggiunto al racconto della disputa perché l'esempio di Davide ed Ahitofel non era argomento abbastanza efficace.

Questo è quello che ho detto in uno studio biblico promosso dalla pastora Laura Testa - ho voluto riportarlo qui perché mi era piaciuto approfondire cosa aveva combinato Davide quando incontrò Aimelec; tra parentesi, Davide era anche un bugiardo: lui non era in missione segreta, ma stava scappando da Saul che lo voleva morto.

Ed i dodici pani della presenza "scaduti" venivano così ripartiti: cinque al sommo sacerdote, uno a testa ai sette sacerdoti che avevano vegliato durante la settimana - Davide si è quindi preso la parte del sommo sacerdote.

Ogni pane pesava circa 5 chilogrammi; con 25 chilogrammi di pane, preparato per mantenersi fresco a lungo, Davide sarebbe potuto andare molto lontano (un chilo di pane odierno fornisce almeno 2700 calorie, mentre una persona impegnata in un'attività fisica intensa, come fuggire o combattere, ne consuma circa 3000 al giorno) - oppure rimaner nascosto a lungo, prima di recarsi nella città di Gat (1 Samuele 21:10), odierna Tell es-Safi, a circa 60 km da Nob.

Raffaele Yona Ladu

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