Doktoro Aspieranto
Molte persone sanno che la lingua “esperanto” si chiama così perché il suo ideatore, Ludwik Lejzer Zamenhof (1859-1917), si firmò “Doktoro Esperanto = Il dottore speranzoso” quando la presentò nel libro “Lingua internazionale. Introduzione e libro di testo completo”, pubblicato in russo nel 1887.
Mi sono permesso però il gioco di parole nel titolo perché suppongo che egli fosse, se non Asperger, nel “fenotipo autistico allargato”.
I biografi di Zamenhof [1] non dicono che avesse dei problemi a farsi degli amici, e, contrariamente a molti ebrei della sua epoca, il suo matrimonio con Klara Zilbernik fu per amore.
Però egli aveva un talento da “savant” per le lingue, ereditato dal padre Markus e dal nonno Fabian, insegnanti di francese e tedesco, ed esponenti dell’“Haskole = Haskalah = Illuminismo ebraico” [2], e fin dall’infanzia ebbe un duplice interesse che uno psichiatra definirebbe “ristretto” ed “assorbente”: la condizione ebraica da una parte, una lingua internazionale che affratellasse le genti (e ponesse fine all’antisemitismo) dall’altra.
A soli dieci anni (!) scrisse perfino un dramma intitolato “La torre di Babele. La tragedia di Białystok in cinque atti” [3], in cui identificava la causa delle sventure della sua città nella molteplicità di lingue ivi parlate – che i suoi concittadini, al contrario di lui, non capivano e questo li rendeva diffidenti gli uni degli altri.
Questo duplice interesse preoccupava moltissimo il padre Markus e, se sembra una leggenda che il padre abbia distrutto il taccuino a cui il giovane Zamenhof aveva affidato i suoi primi sforzi di creare la “lingwe universala” (in esperanto, la lingua che avrebbe coniato qualche anno dopo, si direbbe “internacia lingvo”), è testimoniato da Lev, fratello di Ludwik Lejzer Zamenhof, che il padre di entrambi Markus aveva parlato dell’interesse speciale di suo figlio al direttore di un ginnasio di Varsavia, il quale rispose che il figlio era perduto per sempre, perché questo era da considerarsi il primo sintomo di una follia incurabile [1].
In ogni caso, il padre convinse il figlio a dedicarsi alla medicina anziché alla linguistica, perché temeva che il figlio non avrebbe altrimenti potuto farsi una famiglia e mantenerla.
Ma la matricola di medicina a Mosca scrisse nel 1879 la prima grammatica della lingua yiddish (sarebbe stata pubblicata a Vilna in versione ridotta nel 1909 – la versione completa sarebbe stata pubblicata solo nel 1982 ad Helsinki) [1]; se l’interesse per una lingua internazionale era al momento sopito, rimaneva quello per la condizione ebraica, e quella grammatica (con le sue proposte di riforma linguistica, tra cui l’adozione dell’alfabeto latino in luogo dell’ebraico) voleva rendere uno yiddish modernizzato la lingua comune degli ebrei.
Non solo: Zamenhof divenne un sionista, aderendo verso il 1881 al movimento “Hibbat Zion = Amore di Sion” [4]; purtroppo, i pogrom seguiti all’uccisione dello zar Alessandro 2° avvenuta quell’anno, lo convinsero a trasferirsi a Varsavia, dove avrebbe continuato a studiare ed a militare nel movimento – ed a casa di un compagno del medesimo avrebbe incontrato la già citata Klara Zilbernik, la sua futura moglie [5].
Lei era figlia di un ricco fabbricante di sapone, Sender Lejbovitch Zilbernik, il quale autorizzò il futuro genero a spendere metà della dote (la famiglia avrebbe dovuto campare per cinque anni con quella, finché il giovane medico laureato nel 1884 non avesse avviato lo studio) per pubblicare il citato libro sull’esperanto, nel 1887, lo stesso anno in cui si sposarono Ludwik e Klara.
Zamehof si era già reso conto dei limiti del nazionalismo, aveva lasciato il movimento sionista, ed avrebbe scritto nel 1914:
Sono profondamente convinto che ogni nazionalismo non rappresenti altro che la più grande sfortuna per l’umanità, e che ogni essere umano debba cercare di creare armonia all’interno della razza umana, i cui unici confini dovrebbero essere geografici, non razziali o religiosi. È vero che il nazionalismo dei popoli oppressi, che è una reazione naturale di autodifesa, è ben più perdonabile di quello dei loro oppressori. Cionondimeno, se il nazionalismo dei potenti è ignobile, quello dei deboli è imprudente, poiché si attizzano e sostengono a vicenda e rappresentano un circolo vizioso di miserie, da cui l’umanità non fuggirà mai finché non sacrifichiamo tutti il nostro egotismo di gruppo e non facciamo uno sforzo per stare su un terreno completamente neutrale.
Questo è il motivo per cui, ad onta delle sofferenze strappacuore del mio popolo, non mi alleerò con il nazionalismo ebraico, ma preferisco lavorare solo per la giustizia assoluta tra i popoli. Sono profondamente convinto che posso far molto meglio per la mia sventurata razza agendo così che attraverso dei tentativi nazionalistici [1].
Zamehof ebbe anche a dire:
Secondo le mie convinzioni politico-religiose, non sono né polacco, né russo, né ebreo, ma un propugnatore dell’Homaranismo (da non confondersi con il cosmopolitismo); e per quanto riguarda le mie origini, mi ritengo ebreo [3].
Queste parole mi ricordano una breve conversazione che ho avuto con lo psicologo Davide Moscone, presidente e direttore clinico di CuoreMenteLab [6]: egli mi disse che la maggiore prevalenza di identità di genere “non binarie” (cioè non riconducibili interamente al maschile od al femminile) tra le persone autistiche rispetto alle persone neurotipiche potrebbe essere dovuta, oltre a fattori neurologici peculiari su cui si dovrebbe indagare, anche al fatto che molte persone autistiche non amano identificarsi con un gruppo sociale in particolare.
Per essere più chiaro, accennò ad un suo paziente che aveva trovato il modo (perfettamente legale) di non venir riconosciuto pertinente ad alcuna giurisdizione – l’appartenenza ad una nazione o paese era una cosa che aborriva.
Questo caso clinico mi ricordò una cosa che avevo imparato tanti anni fa: se la maggior parte delle associazioni esperantiste (che cioè usano e propagano la lingua esperanto) è affiliata all’“Universala Esperanto-Asocio = Associazione Universale dell’Esperanto” [7], fondata nel 1908 e con sede a Rotterdam, una notevole eccezione è la “Sennacieca Asocio Tutmonda = Associazione Anazionale Mondiale [8]”, fondata a Parigi nel 1921 da Eugène Lanti (pseudonimo di Eugène Adam), fautore dell’“anazionalismo”, ovvero del rifiuto programmatico di ogni identità nazionale (che in lui arrivava al punto di rifiutare anche la diversità culturale e linguistica – nel 1978 la sua associazione ha però riconosciuto che queste diversità sono da preservare).
Prima di proseguire ritengo opportuno prevenire un pericoloso equivoco nei miei riguardi: non ho nulla contro l’identificarsi in un gruppo sociale; il mio modo di disinnescare quest’identificazione, in modo che non mi fanatizzi, è l’adottare identificazioni multiple: sono sardo ed ebreo, di genere non conforme (“genderfluid”, ovvero oscillo tra il maschile ed il femminile), sono iscritto a diverse associazioni indipendenti, ed amo molto il concetto di “intersezionalità” [9]. Un bibliotecario direbbe che codeste mie identità non sono perciò delle “enumerazioni”, cose che mi distinguono da altre persone, ma delle “faccette” [10], ovvero cose che, ognuna parzialmente, mi descrivono.
Un altro pericoloso equivoco che riguarda il movimento esperantista nel suo complesso è il ritenere che voglia sostituire la diversità con l’uniformità; in realtà gli esperantisti, come celebrano il 15 Dicembre la nascita dell’esperanto, così celebrano il 21 Febbraio la giornata della lingua madre (proclamata dall’UNESCO, quindi non riguarda solo gli esperantisti) – perché ritengono che l’esperanto debba essere una lingua veicolare, non sostituire le lingue naturali.
Gli esperantisti possono essere persone molto eccentriche, ed una vecchia barzelletta dice: “Un astrologo vegetariano, una nudista lesbica ed un marxista con la sindrome di Asperger vanno al bar – per la riunione della locale associazione esperantista” [11] (quando la raccontano dico sempre che non sono vegetariano!); ma quello che accomuna loro e molte persone nello spettro autistico è la fascinazione per le lingue, ben documentata nel libro “Born On A Blue Day : Inside the Extraordinary Mind of an Autistic Savant = Nato in un giorno blu : Dentro la mente straordinaria di un savant autistico / By Daniel Tammet” [12].
L’autore è un “savant” che, oltre ad aver imparato 10 lingue, ha creato la sua propria (chiamata Mänti – non ne ha ancora pubblicato la grammatica, purtroppo), ed osserva sia che le persone Asperger amano creare neologismi (lo dice Tony Attwood in [13]), il che, se sale di grado, porta a creare nuove lingue, sia che la lingua esperanto lo aveva affascinato perché il suo vocabolario proviene da varie lingue europee, e la sua grammatica è semplice e logica – Daniel Tammet ha trovato un consimile in Ludwik Lejzer Zamenhof?
Nella lingua esperanto trovo dei difettucci, quindi ritengo che il suo successo (è la più diffusa delle oltre 900 lingue artificiali conosciute – la più antica sembra la “lingua ignota” di Ildegarda di Bingen [14]) non sia dovuto alle sue doti intrinseche, ma all’“interna ideo” che la sostiene, cioè voler essere un mezzo per la pace tra i popoli e la fratellanza umana – anche se non è obbligatorio condividere quest’“interna ideo” per essere esperantisti.
Il disconoscimento del sionismo e del nazionalismo da parte di Zamenhof non significava rinnegare la sua origine ebraica; Zamenhof era però convinto che gli ebrei dovessero profondamente riformarsi per guadagnarsi il rispetto dei gentili, e conservare della loro religione il nucleo etico fondamentale, che lui distillò in una filosofia chiamata prima “Hilelismo = Hillelismo” [15] e poi “Homaranismo = Umanitarismo” [16], e che in forma più blanda si ritrova nell’“interna ideo” del movimento esperantista. Il termine di paragone più immediato è il fondatore del neokantismo e della Scuola di Marburgo, il filosofo ebreo Hermann Cohen (1842-1918) [17] – e Kant è quasi universalmente ritenuto Asperger.
Come ho scritto, non si evidenziano difficoltà di Zamenhof nel farsi degli amici, o nel trovar moglie, ma se lui ebbe un’abilità “camaleontica” [5] nel camuffare i suoi interessi speciali (linguistici o sionistici od etici) quando non era opportuno ostentarli, non si dimostrò all’altezza del compito di guidare un movimento politico internazionale come quello esperantista.
L’esempio più evidente di quest’incapacità è l’episodio che portò alla nascita della lingua “ido” (la parola in esperanto significa “figlio”, ed indica qui quella che vorrebbe essere una versione migliorata dell’esperanto stesso) [18]: nel 1901 Louis Couturat e Léopold Leau fondarono la “Delegazione per l’adozione di una lingua internazionale ausiliaria” [19], che convocò infine una commissione che si riunì nell’Ottobre 1907; essa esaminò diverse lingue artificiali proposte, e giunse ad un progetto chiamato “ido”, che era una proposta di riforma della lingua esperanto.
La proposta fu approvata dalla commissione – la lingua riformata sarebbe stata la lingua ausiliaria internazionale - anche con il voto del rappresentante del movimento esperantista, Louis de Beaufront; ma si scoprì poi che “ido” era stato creato proprio da lui, in combutta con Couturat, cosa che oltretutto violava il regolamento della commissione, che vietava all’inventore di una lingua il proporla lì.
Gli esperantisti avevano già ricevuto delle proposte di riforma negli anni precedenti, e le avevano tutte respinte – respinsero anche l’ultimatum della commissione: adottare l’ido per farlo proclamare lingua internazionale ausiliaria ufficiale. Direi che ebbero ragione: l’ido è teoricamente migliore, ma è demotivante imparare una lingua che può essere da un momento all’altro stravolta a tavolino (non lo si fa nemmeno con i linguaggi di programmazione per computer: le innovazioni non squalificano i programmi già scritti, ed uno può continuare a scriverli nel vecchio modo) – invece l’esperanto non è mutevole come la “neolingua” di Orwell [20], dacché Zamenhof stesso scrisse, già nel primo libro del 1887:
Una lingua internazionale, proprio come una lingua nazionale, è proprietà pubblica, e pertanto l'autore rinuncia in perpetuo ad ogni diritto personale su di essa [1].
Comunque, uno si fa questa domanda: fu particolarmente truffaldino de Beaufront o particolarmente ingenuo Zamenhof a delegare una persona che NON lo avrebbe rappresentato fedelmente?
Questa mi pare una prova dell’appartenenza di Zamenhof al “fenotipo autistico allargato”, se non all’Asperger vero e proprio – riusciva ad avere una vita sociale quasi normale, ma non era abbastanza machiavellico da non farsi travolgere da giochi come questo.
Il movimento è sopravvissuto, non solo a quest’inezia, ma anche alle persecuzioni naziste, staliniste e maccartiste, all’adesione quasi totale degli ebrei al sionismo [21], anche di un altro grande Asperger, ed attivista per i diritti civili, come Albert Einstein [22], ed alla rinascita della lingua ebraica [23] - per il fascino dell’“interna ideo”, soprattutto per gli Aspie.
Costoro, proprio perché meno suscettibili di identificazioni esclusive con un gruppo sociale, meno soggetti all’influenzamento dei pari, coscienti di essere diversi e minoritari, e molto cerebrali, coltivano meno facilmente stereotipi contro le minoranze, e sono più disposti ad aderire a movimenti che propugnano la fratellanza umana [24].
È abbastanza noto che molti Aspie sono dei “Trekkie”, cioè fan di Star Trek – non si tratta solo di passione per la fantascienza, ma anche dell’attrazione per l’IDIC (“Infinite Diversità in Infinite Combinazioni”), la filosofia che anima la serie TV come l’“interna ideo” la lingua esperanto.
Non sempre questi Aspie indovinano: il comunismo ha attratto molti di loro, ma ha oppresso anziché liberare; e ci sono degli autistici che rischiano di radicalizzarsi e farsi coinvolgere in atti terroristici [24].
Ma Simon Baron-Cohen diceva che gli Aspie tendono a comportarsi in modo ipermorale [25], quindi nel complesso conviene aver fiducia in loro – non mi immagino un Adolf Eichmann od un Talat Pascià Asperger.
Raffaele Yona Ladu
Note:
[1] http://www.esperantic.org/wp-content/uploads/2016/06/LLZ-Bio-En.pdf
[2] http://www.jewishencyclopedia.com/articles/15156-zamenhof-lazarusludwig
[3] http://culture.pl/en/article/9-things-you-need-to-know-about-esperanto-its-creator
[4] https://en.wikipedia.org/wiki/Hovevei_Zion
[5] https://books.google.it/books?id=N_u5BwAAQBAJ&pg=PA67&lpg=PA67&dq=zamenhof+klara+soap&source=bl&ots=H0byEr4Sqi&sig=70V5CvMIuF6i6fGlfS80K0DwCJA&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwjkveaWm43ZAhUC16QKHfr0ChYQ6AEIWzAL#v=onepage&q=zamenhof%20klara%20soap&f=false
[6] http://www.cuorementelab.it/
[7] https://uea.org/
[8] http://www.satesperanto.org/
[9] http://ec.europa.eu/justice/gender-equality/document/files/intersectionality.pdf
[10] http://seminar.udcc.org/2017/files/VBroughton_UDCSeminar2017_slides.pdf
[11] https://lernu.net/eo/forumo/temo/15005/8
[12] https://books.google.it/books?id=gGrBCQYD3qEC&pg=PA169&lpg=PA169&dq=esperanto+aspergers&source=bl&ots=4CudV9GL8f&sig=Y6gimkajQD7lrOL1bDHqoPm-mIw&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwjV1tDKwYzZAhUSFOwKHU-6B40Q6AEIUDAE#v=onepage&q=esperanto%20aspergers&f=false
[13] https://www.erickson.it/Libri/Pagine/Scheda-Libro.aspx?ItemId=37715
[14] https://en.wikipedia.org/wiki/Lingua_Ignota
[15] https://it.wikipedia.org/wiki/Hilelismo
[16] https://it.wikipedia.org/wiki/Homaranismo
[17] https://plato.stanford.edu/entries/cohen/
[18] https://en.wikipedia.org/wiki/Ido_language#History
[19] https://en.wikipedia.org/wiki/Delegation_for_the_Adoption_of_an_International_Auxiliary_Language
[20] http://www.mondadoristore.it/1984-George-Orwell/eai978880466823/
[21] http://www.jpost.com/Israel-News/90-percent-of-Israeli-Jews-call-themselves-Zionists-Herzl-Day-poll-finds-454347
[22] https://www.rutgersuniversitypress.org/einstein-on-race-and-racism/9780813536170
[23] https://www.myjewishlearning.com/article/eliezer-ben-yehuda/
[24] http://www.tonyattwood.com.au/index.php?option=com_content&view=article&id=79:the-discovery-of-aspie-criteria
[25] https://gnc.gu.se/english/gillberg-s-blog/lone-wolf-terrorism--vulnerabilities-and-risks-in-autism-
[26] http://www.raffaellocortina.it/scheda-libro/baron-cohen-simon/la-scienza-del-male-9788860304698-22.html
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