Da "The Disabled God. Towards a Liberatory Theology of Disability / Nancy L. Eiesland ; Foreword by Rebecca S. Chopp"
Ricordo che non sono cristiano, ma l'autrice spiega molto bene i problemi che occorre affrontare per una teologia della disabilità, qualunque sia il quadro di riferimento, quindi mi permetto di tradurre le pagine 22-23 del libro.
(inizio)
La correlazione critica della prassi di Chopp si impegna in una strategia che avanza attraverso l'intreccio tra ciò che è già noto al teologo e l'impegno attivo insieme con le persone che insegnano loro a rivedere le loro teorie, etichette, e descrizioni della realtà. Chopp identifica lo scopo della correlazione critica della prassi come una trasformazione emancipatrice dell'ordine socio-simbolico, che include le pratiche ed i principi dominanti del linguaggio, della soggettività, e della politica. Tra i momenti di questo metodo ci sono una deideologizzazione delle scritture, un'interpretazione pragmatica dell'esperienza, una teoria critica dell'emancipazione e dell'illuminismo, ed una teoria sociale che trasformi la prassi. Questa teologia della liberazione della disabilità include un deliberato riconoscimento dell'esperienza vissuta delle persone con disabilità, un'analisi critica di una teoria sociale della disabilità e di certi aspetti delle pratiche istituzionali della chiesa e della teologia cristiana, e la proclamazione della trasformazione emancipatrice.
Chopp invoca la corporeità od incarnazione nella sua formulazione della trasformazione emancipatrice, posando le fondamenta per l'identificazione del corpo come un luogo di riflessione teologica. A meno che la nozione di incarnazione non sia deliberatamente decostruita, le norme culturali del "corpo così come è naturale" si infiltrano nel sottotesto. Nel mio uso del metodo teologico delineato da Chopp, mi concentro sulla "croce e delizia" del corpo nell'esperienza reale e vissuta delle persone con disabilità ed esplicitamente decostruisco ogni norma che sia parte dell'agenda inespressa della "normale incarnazione". Il mio proprio corpo, composto com'è di plastica e di metallo, così come di carne ed ossa, è il mio punto di partenza per parlare di "corpi di ossa e tutori" come norma di incarnazione.
Il corpo è cruciale sia per l'ordine microcosmico che per quello macrocosmico della società. Il teorico della sociologia Bryan S. Turner scrive: "Il corpo è il veicolo per esprimere se stessi ed il bersaglio dei rituali di degradazione dell'esclusione sociale". Perciò è necessario porre deliberata attenzione al corpo fisico per impedirgli di essere socialmente cancellato o sussunto in nozioni di incarnazione normale. Un metodo teologico accessibile ha bisogno che il corpo sia rappresentato come carne e sangue, ossa e tutori, e non sia semplicemente il campo razionalizzato della nostra azione.
Il secondo punto in agenda nell'accesso a due vie è scoprire un mezzo con cui la chiesa può ottenere l'accesso alla vita socio-simbolica delle persone con disabilità. Qui ricorro alla fenomenologia del simbolismo di Paul Ricoeur. Un accesso a due vie esige che la tradizione cristiana riconosca l'esperienza vissuta delle persone con disabilità e che le persone con disabilità siano capaci di riconoscere i simboli della tradizione cristiana, non come cose che incombono per opprimerci, ma come parte della nostra storia nascosta. Ricoeur afferma che tra il rifiuto e l'accettazione acritica dei simbili e dei miti c'è un terzo modello, che indica con l'aforisma: "Il simbolo dà origine al pensiero". Egli afferma che "la meditazione sui simboli parte da un discorso che è già stato pronunciato ed in cui ogni cosa è già stata detta in qualche modo". Allora, il compito della sua fenomenologia non è lo zoomare la storia facendone un simbolo generico universale, ma ricordare ciò che è stato già simbolizzato e quanto sono complessi quei simboli. L'approccio fenomenologico ben fatto è legato al tempo e può gettare un ponte con ciò che è fisico.
In questo progetto, il momento storico del memoriale è incarnato in Gesù Cristo, il Dio disabile, presente nella risurrezione e nella chiesa, e nuovamente spezzato in ogni riattualizzazione eucaristica. Il simbolo di Gesù Cristo, il Dio disabile, è tanto un dono che una enigma, e consente un accesso a due vie attraverso il suo corpo spezzato. La dissonanza che si crea non accettando le persone con disabilità, ma accettando la grazia attraverso il corpo spezzato di Cristo esige che la chiesa trovi nuovi modi di interpretare la disabilità. Quest'opera identifica le stesse narrazioni delle persone con disabilità come il punto di partenza. Questi racconti ci parlano delle vite ordinarie di persone con corpi non convenzionali.
(fine)
L'autrice è nata nel 1964, ha pubblicato il libro nel 1994, ed è purtroppo mancata nel 2009; se ne può leggere il necrologio del New York Times qui.
Raffaele Yona Ladu
Ebre* umanista gendervague
Soci* di Autistic Self-Advocacy Network
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